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da: Ri-Generazione Urbana

Stampanti 3D, incubazione d’impresa, fablab, nuovi modelli di artigianato e produzione digitale. Questi i temi al centro dell’incontro svoltosi venerdì 29 maggio a Wunderkammer, “L’officina condivisa: avviare uno spazio, creare una rete”.
All’evento, organizzato dall’associazione Basso Profilo, hanno partecipato i coordinatori di Officine On/Off di Parma e di Fablab Faenza, realtà regionali che già da qualche anno hanno aperto uno spazio dove persone diverse, con interessi diversi, fanno convergere le proprie capacità e le proprie conoscenze per sviluppare un modello di sviluppo sociale ed economico innovativo, improntato su principi di condivisione attiva e partecipazione.

«I fablab sono laboratori aperti al pubblico e al loro interno lavorano persone disponibili a collaborare e a insegnare – così spiega Lorenzo Paganelli, di Fablab Faenza -.
Gli individui e le imprese che li frequentano utilizzano i loro macchinari, digitali perché comandati attraverso un computer, per trasformare le idee in prodotto. Gli strumenti a disposizione sono stati creati in modalità open source, chiunque li può costruire e modificare a proprio piacimento, e sono gli stessi in tutti i fablab del mondo: in questo modo un progetto può essere inviato via mail e replicato ovunque.
Questo permette di evitare di far viaggiare le merci, si fanno viaggiare solo le idee».
Pietro Dioni, di Officine On/Off, sottolinea l’importanza dell’aspetto aggregativo: «gli strumenti senza la comunità non servono a nulla, per questo noi lavoriamo molto con le scuole e prestiamo attenzione affinché il nostro spazio sia effettivamente aperto al quartiere e alla città».

Proprio all’interno di Wurkammer ha aperto nel 2014 il primo coworking di Ferrara, che ora vorrebbe ampliarsi mettendo a disposizione della città non solo l’ufficio condiviso, già avviato con successo, ma anche un luogo aperto al co-manufacturing, da dedicare alla prototipazione e alla sperimentazione.
L’intero percorso – in parte già sviluppato, in parte ancora da realizzare – si chiama BanCO: comprende co-working, co-manufacturing e co-mmunity.

«Abbiamo voluto organizzare questo incontro per formare e per fare incontrare le istituzioni, le cooperative, le associazioni, gli istituti interessati ad avviare uno spazio di questo tipo, ma anche semplicemente per iniziare a capire quanti potrebbero essere nel nostro territorio i ragazzi che vorrebbero impegnarsi in questo settore», raccontano i soci di Basso Profilo.
«Prossimamente renderemo pubblici gli esiti di questa giornata, durante la quale abbiamo somministrato ai partecipanti un questionario per conoscere gli ambiti di lavoro e le modalità di fruizione più richiesti. L’obiettivo non è solo informativo, ci piacerebbe che a partire da questo momento si possano costruire delle collaborazioni fattive».

L’evento è stato promosso dalla Provincia di Ferrara, con il contributo della Regione Emilia-Romagna, nell’ambito del progetto “Informazione e partecipazione: i giovani del web 2.0”.

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Riceviamo e pubblichiamo


PAESE REALE

di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

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Francesco Monini
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