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Da Organizzatori

Biglietteria aperta dalle ore 18 nell’atrio di Palazzo Bellini per il grande ritorno della lirica a Comacchio: dopo il tutto esaurito della rappresentazione andata in scena l’altra sera nel Cortile del Castello Estense a Ferrara, sabato 15 luglio Madama Butterfly concede il bis all’ombra dei Trepponti. L’appuntamento è per le 21,30 nell’Arena di Palazzo Bellini (apertura ingresso al pubblico dalle 20,30) quando, “dell’opera più sentita e suggestiva ch’io abbia mai concepito” – secondo le parole dello stesso Giacomo Puccini – a salire sul palco, accompagnati dalle musiche dell’Orchestra Città di Ferrara diretta da Mario Menicagli e dalle voci del Coro Giuseppe Verdi di Ferrara guidato da Mirko Banzato, saranno Sara Cervasio (Cio Cio San); Noriko Kaneko (Suzuki); Laura Pollice (Kate Pinkerton); Davide Paltretti (F.B. Pinkerton); Stavros Mantis (Sharpless); Saverio Bambi (Goro); Marco Veneziale (Yamadori); Gianandrea Navacchia (Zio Bonzo) ed il piccolo Fulvio Giuffrida (Dolore). In coerenza con quanto prevede la partitura pucciniana, verranno infatti impiegati un organico orchestrale ricchissimo ed un coro di grande resa vocale ed ottimo impatto scenico. Assolutamente da non perdere poi, l’allestimento tradizionale con una scena che apparirà stilizzata ed evocativa di uno scorcio della collina giapponese, attorno alla quale si susseguiranno gli eventi con i principali protagonisti che indosseranno costumi originali nipponici (kimono) così come le calzature di Cio Cio San e Suzuki.

In questa produzione la regia – affidata a Maria Cristina Osti – ha puntato ad evidenziare la figura della protagonista, poco più di una bambina che, per avvicinarsi al suo ideale di uomo, sovverte tutte le rigide regole imposte dalla cultura giapponese, pagando con la vita questa ‘ribellione’.

L’evento è promosso dall’Associazione ‘Operiamo’ nell’ambito del progetto di animazione estiva coordinato da Delta Input e realizzato con il contributo – fra gli altri – di Camera di Commercio di Ferrara e Comune di Comacchio.

Ingresso (posto unico non assegnato, fino ad esaurimento disponibilità): euro 20,00 + diritti di prevendita per l’acquisto biglietti on line presso rivenditori autorizzati Ciaotickets. Info: 345 5684017

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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