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Il terremoto del 2012 in Emilia ha gravemente danneggiato chiese, musei e opere d’arte. Se si viaggia attraverso le zone colpite dal terremoto come i territori a sud di Ferrara, si vedono diverse chiese ancora sbarrate dai nastri rossi e bianchi della Protezione civile. Alcune, rimaste chiuse per molto tempo, sono di nuovo agibili (purtroppo non la chiesa di San Francesco, la mia preferita a Ferrara). E di continuo vengono riesposte al pubblico opere d’arte che sono state faticosamente restaurate per mesi, come è avvenuto al dipinto “Crocifissione con santa Maria Maddalena” di Carlo Bononi.

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Carlo Bononi, Crocifissione con santa Maria Maddalena“ (1616 ca. ), Ferrara, Chiesa delle Sacre Stimmate

Ho avuto modo di scoprirlo di recente, in una piccola mostra di capolavori ferraresi restaurati dopo il terremoto. Mi ha colpito in particolare la figura di Maria Maddalena, completamente sola, ai piedi di Gesù crocifisso. In tante, forse nella maggioranza delle raffigurazioni della crocifissione, si vede un gruppo di persone in lutto ai piedi del crocifisso, e spesso tra di loro si trova, in un angolo, anche il committente del dipinto. In questo dipinto di Bononi invece vediamo soltanto Gesù e un’unica persona addolorata e in lutto. Forse questa scena della crocifissione è esteticamente fin troppo bella. Si vede un “bellissimo corpo del Cristo”, come scrive il curatore, il mantello di Maria Maddalena dall’eleganza e dai colori magnifici. La composizione dei colori è di un seducente calore mediterraneo che contrasta con il dolore di Maria Maddalena, mortalmente triste. Ma ancor più della forma estetica, forse non armonizzante con il motivo del dipinto, mi ha affascinato questo prototipo di scena di una persona abbandonata da Dio e dagli uomini. Maria, prostrata da una tristezza infinita ai piedi della croce, non può far altro che avvinghiarsi muta e piangente al palo di legno su cui Gesù, forse l’unica grande speranza della sua vita, rende l’anima a Dio e la abbandona definitivamente. In questo momento, nel suo infinito dolore, è completamente sola, infinitamente distante dal mondo là fuori, che Bononi ha accennato in lontananza, all’orizzonte dietro al crocifisso, con i contorni di un piccolo paesino.
Di Maria di Magdala si legge nei vangeli che fosse posseduta dal demonio, che fosse una peccatrice, una prostituta, ma allo stesso tempo fu anche colei che, insieme ad altre due donne, testimoniò che il giorno di Pasqua il sepolcro di Cristo era vuoto. Fu lei che, per usare parole moderne, assunse il ruolo di cronista di un grande evento per gli altri, coloro che non sapevano ancora del fatto del sepolcro vuoto e che forse non ci potevano o non ci volevano credere. Chi vuole può perfino collegare questo episodio ai doveri dei giornalisti di oggi in qualità di cronisti.

Secondo la tradizione cristiana però Maria di Magdala non è la patrona del giornalismo investigativo, bensì delle peccatrici penitenti e dei traviati, degli scolari e degli studenti, dei prigionieri, dei produttori di profumi e ciprie. Forse anche per questo Bononi ha rappresentato la sua versione di Maria Maddalena, ancora addolorata ai piedi di Cristo crocifisso, con tale eleganza.

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Carl Wilhelm Macke

È nato nel 1950 a Cloppenburg in Bassa Sassonia nel nord-ovest della Germania. Oggi vive a Monaco di Baviera e il piu possibile anche a Ferrara. Lavora come scrittore e giornalista. E’ Segretario generale della rete globale “Giornalisti aiutano Giornalisti (www.journalistenhelfen.org) in zone di guerra e di crisi, e curatore dell’antologia “Bologna e l’Emilia Romagna”, Berlino, 2009. Amante della pianura.

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Pescando un pesce d’oro
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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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