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da: ufficio stampa Unife

Evento promosso dal Sistema Museale di Ateneo e dalla Prof.ssa Ada Patrizia Fiorillo

Taglio del nastro martedì 13 ottobre alle ore 17,30, presso il Salone delle Mostre Temporanee di Palazzo Turchi di Bagno, (c.so Ercole I D’Este, 32), per la mostra “Silvio d’Antonio. Variazioni”, promossa dall’Università di Ferrara nell’ambito dei programmi del Sistema Museale di Ateneo e realizzata in collaborazione con la cattedra di Storia dell’Arte Contemporanea del Dipartimento di Studi Umanistici di Unife della Prof.ssa Ada Patrizia Fiorillo.
L’esposizione, che sarà visitabile fino a mercoledì 4 novembre, il lunedì e giovedì dalle ore 9 alle 18, il venerdì dalle ore 9 alle 17 e la domenica dalle ore 10 alle 18, propone una scelta di opere realizzate dall’artista negli ultimi due anni, dipinti che fanno leva sull’iterazione dell’immagine di una busta da lettera, condotta attraverso un gioco mentale costruito non tanto dalla forma quanto dalla sua relazione con diversi supporti.
È un’esperienza segnata da un forte rigore progettuale per la quale «l’artista ha messo in moto – scrive la Prof.ssa Fiorillo – un processo di relazione percettiva che punta a coinvolgere lo spettatore nelle varianti di colori e di materie, che l’opera propone. D’Antonio segue l’idea di una semplificazione formale, calcando le orme di una serie di disegni realizzati negli anni Settanta ove l’incrocio di triangoli dettava allora l’idea di una barca. L’immagine rimane dunque al centro degli interessi di Silvio che ne instrada la sollecitazione visiva, spostandosi al contempo lateralmente. In sostanza l’artista gioca in un ruolo che sta allo stesso tempo dentro e fuori. Insiste sullo schema oggettivo, che, però, investe di simbologie. Poi se ne allontana affidandolo alla perizia di mani diverse dalle sue, ma, sceglie, anche qui con una personale implicazione, accuratamente le materie. Varie, sottratte da un repertorio industriale, quindi della quotidianità e della modernità, oltre ai più tradizionali legno e masonite, per esse si serve del ferro, dell’alluminio, del mdf, del plexiglass. Una gamma di materiali che rappresenta un punto nodale di tale esercizio costituendo la dimensione variabile nella ripetizione. Si tratta di modalità operative che non vengono meno anche nel ciclo di lavori realizzati pochi mesi fa, nei quali D’Antonio ha modificato lo schema formale. Uscendo dalle maglie dei moduli triangolari, ma non dal soggetto della busta assunta dall’iconografia di quella in uso nella posta aerea, Silvio lascia più spazio a tracciati lineari meno rigidi, in cui segni più morbidi, tasselli colorati a mo’ di decoro, trovano posto su queste superfici».
L’iniziativa è stata accolta dal Rettore Pasquale Nappi e dalla Presidente dello SMA Ursula Thun Hohenstein con grande slancio, nell’idea di una promozione culturale aperta a varie sollecitazioni, indirizzate in particolare al privilegiato pubblico degli studenti. «È questo un primo aspetto – sottolinea il Rettore – per il quale l’Università sostiene ed avalla tali iniziative, convinta da sempre che la sua principale missione, sia quella della divulgazione e dell’approfondimento del sapere nella sua più ampia articolazione. Con la mostra odierna si rinnova questa opportunità, unitamente alla possibilità da parte dell’Ateneo di farsi non solo testimone dell’evento, ma anche di raccoglierne i frutti per una costituenda raccolta di arte contemporanea».
Silvio d’Antonio (Angri-Sa 1950). È stato allievo di Capogrossi, Scordia e De Stefano presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Nel 1973 espone alla galleria Stellaria di Firenze; nel 1975 partecipa alla X Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma; sempre nel decennio Settanta è presente nelle mostre “Errata Corrige” a Roma e Reggio Calabria, “Napoli situazione 75” a Marigliano e partecipa all’Expo Arte di Bari. Ancora realizza la carta ‘10 di bastone’ (carte da gioco napoletane Modiano) per le edizioni Cavaliere Azzurro. Dal 1980 al 2009 ha realizzato numerose opere per privati ed enti pubblici; dal 2010 è presente nel Museo comunale di Stella Cilento(SA); dal 2011 è presente a Parigi nello studio Imk Design 34. Negli anni Novanta ha ideato e progettato il Teatro Nuovo di Salerno, mentre nel 2009/2010 ha ideato e progettato l’altare maggiore, l’ambone e la fonte battesimale per la Chiesa di San Michele Arcangelo – Trivio di Castel San Giorgio(SA). Nel 2013 è invitato alla mostra “Lo spazio di Taide” e, nel 2014, alla rassegna “Icona. Proposte per un’iconografia del contemporaneo. La donazione dell’Open Space”, entrambe tenutesi presso il Frac- Fondo Regionale d’Arte Contemporanea di Baronissi come la personale del maggio 2015. Nel giugno dello stesso anno la partecipazione a “Solstizio d’estate” (Correale, Mercato San Severino).
Ha pubblicato: …è fragile…, Taide, Mercato San Severino (Sa), 1975; Per un suo bacio, Libro Bianco, 1976, …è fragile… (ristampa con nota di M. Bignardi edito da D&P edizioni, Salerno, 2003).Vive e lavora a Roccapiemonte (Sa).

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UNIVERSITA’ DI FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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