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da: ufficio stampa Comune di Ferrara

A seguito della vicenda migranti-Camelot, inoltriamo la risposta del Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione Dott. Raffaele Cantone che fa chiarezza sul suo intervento durante l’audizione nella Commissione Parlamentare del 10 novembre u.s, dichiarazioni che sono state travisate dal dibattito politico riportato sulla stampa.

Il Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione:
Gent.mo Sindaco. Si fa seguito alla Sua nota, acquisita al protocollo dell’Autorità il 16 novembre 2015, prot. n. 153962, con la quale rappresenta che le dichiarazioni rese dal sottoscritto in Commissione Parlamentare il 10 novembre u.s. e riferite all’appalto vinto dalla Cooperativa CAMELOT sono state “sostanzialmente travisate dal dibattito politico riportato sulla stampa”.
Nella Sua nota Lei tiene a chiarire, innanzitutto, che “la gestione dell’emergenza immigrazione – così come delle problematiche di accoglienza dei soggetti richiedenti asilo – non rappresenta sotto nessun profilo un business per le amministrazioni locali” ed aggiunge che le mie dichiarazioni alla Commissione “sono state interpretate nel senso che le amministrazioni “fanno affari” sull’accoglienza, interpretazione che è legittimata da un silenzio dell’ANAC su questo preciso elemento interpretativo”.
Infine, a tutela dell’immagine dell’Amministrazione precisa che “nessun appalto fino ad oggi è mai stato oggetto di revoca da parte dell’ANAC”.
Quanto sopra osservato, come è verificabile dal resoconto stenografico dell’audizione disponibile sul sito internet della Camera dei Deputati, non risponde a quanto da me affermato nel corso della seduta.
Condivido quanto da Lei ricordato in merito al fatto che l’emergenza immigrazione non rappresenta un business per le amministrazioni locali tant’è che nel corso dell’audizione ho precisato che si tratta di “un grande affare in senso positivo, perché è anche un meccanismo di sviluppo economico, che tuttavia deve essere gestito con logiche di trasparenza che fino a questo momento non sempre sono state trovate negli appalti che abbiamo verificato”.
Non ritengo, dunque, che le Amministrazioni facciano affari sull’accoglienza e dubito che le parole da me espresse in audizione possano essere interpretate in tal senso.
Per quanto concerne la vicenda della Cooperativa CAMELOT, come risulta evidente ancora una volta dal resoconto stenografico, le mie affermazioni sono pienamente in linea con quanto da Lei precisato nella Sua nota.
Infatti, in Commissione ho osservato che l’Autorità ha ricevuto un esposto nel quale veniva segnalato un affidamento alla Cooperativa CAMELOT senza gara ed ha pertanto informato il Comune di Ferrara “il quale ha revocato l’affidamento, ha disposto e ha effettuato la gare, all’esito della quale, (…)la cooperativa Camelot sarebbe risultata vincitrice”.
Le chiedo, dunque, di rendere disponibile sul sito http://tizianotagliani.it/ nonché sul sito del Comune di Ferrara all’indirizzo http://www.cronacacomune.it/ la predetta nota, al pari della lettera a me indirizzata e, sperando di aver chiarito ogni aspetto della vicenda da Lei segnalata, Le porgo cordiali saluti.
Roma, 23 novembre 2015
Raffaele Cantone

Lettera del Sindaco Tagliani a Raffaele Cantone del 11 novembre 2015:
Egregio Dr. Cantone. Dopo la Sua intervista dell’11 settembre a un quotidiano locale e ancor più dopo le Sue dichiarazioni in commissione parlamentare riferite anche all’appalto vinto dalla Cooperativa CAMELOT – sostanzialmente travisate dal dibattito politico riportato sulla stampa – sento il dovere di chiarire la posizione dell’amministrazione, posto che non tutti i cittadini hanno la possibilità di ascoltare la versione integrale del Suo intervento. Per questo motivo, ho ritenuto opportuno “linkarlo” sul sito dell’Ufficio Stampa del Comune di Ferrara (www.cronacacomune.it).
In primo luogo tengo a precisare, ad evitare equivoci sul punto, che la gestione dell’emergenza immigrazione – così come delle problematiche di accoglienza dei soggetti richiedenti asilo – non rappresenta SOTTO NESSUN PROFILO un “business” per le amministrazioni locali.
E’ certamente un’attività economica per i gestori, come Lei correttamente segnala, ma non un “affare” per noi. Infatti, come Lei sa perfettamente, dopo il primo periodo di copertura delle spese, queste persone rimangono in larga percentuale sul territorio, assistite dai servizi sociali senza alcun contributo dello Stato: in altri termini, vanno a gravare sui bilanci degli Enti locali e delle aziende di servizio alla persona, aumentando una competitività fra soggetti deboli che non di rado è associata a fenomeni di degenerazione sociale e violenza. L’accoglienza, per chi Le scrive, è un dovere morale e civile, che quest’amministrazione, tuttavia, attiva nei casi che ho sopra citato per una precisa richiesta del Governo e segnatamente del Ministero degli Interni, di concerto con la Prefettura, in un regime – pur nella difficoltà quotidiana della gestione – di serena collaborazione istituzionale.
Orbene, poiché le Sue dichiarazioni alla commissione sono state interpretate nel senso che le nostre amministrazioni “fanno affari” sull’accoglienza, interpretazione che è legittimata da un silenzio dell’ANAC su questo preciso elemento interpretativo, Le dico chiaramente che se il Governo fosse in grado di reperire altri disponibili ad “approfittare” di questo ”affare” noi cederemmo la mano volentieri; ma così non sarà, Dott. Cantone, poiché sia io che Lei sappiamo perfettamente che molti comuni non vogliono neppure sentir parlare di accoglienza.
In secondo luogo, voglio precisare – a tutela dell’immagine della nostra amministrazione – che nessun appalto FINO AD OGGI è mai stato oggetto di revoca da parte dell’ANAC, che le selezioni attivate in passato erano rispettose della normativa (ovvero delle regole vigenti in quel momento) e che la revoca dell’iniziale affidamento a Camelot – disposta autonomamente dal Comune e da Lei giudicata positivamente – proprio in quanto non obbligata, rispondeva esattamente ad una volontà di aderire a più precise “indicazioni” dell’ANAC, non aventi valenza normativa, finalizzate a quella trasparenza amministrativa che è obiettivo anche nostro da sempre.
Per quanto riguarda il secondo appalto – che si è dovuto bandire in assenza delle linee guida ancora non pubblicate da ANAC – la struttura amministrativa dell’Ente lo ha giudicato corretto, ma Le anticipo comunque l’invio di copia dell’intero procedimento affinché chi di dovere esprima le valutazioni di merito. Certo, lo riconoscerà, è difficile operare in un contesto come l’attuale ed il rischio è che la leale collaborazione istituzionale – di cui siamo sempre stati fautori – naufraghi nella congerie di un dibattito politico che media malamente fra affermazioni pubbliche del Presidente ANAC ed organi amministrativi locali, mentre da parte nostra vi è ampia disponibilità a confrontarci su soluzioni che in Italia ad oggi, come Lei stesso riconosce, non sono ancora state codificate. E’ per questa ragione che auspico un incontro con Lei e con i Suoi tecnici, per un’espressione di giudizio oggettivo ed amministrativamente corretto, che restituisca all’agire pubblico quella cornice di certezza in mancanza della quale è concreto il rischio di paralisi dell’attività.
In attesa di incontrarLa, magari anche a Ferrara con gran piacere, Le invio i più cordiali saluti.
Il Sindaco Tiziano Avv. Tagliani

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COMUNE DI FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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