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Oggi vorrei affrontare un argomento, quello dei muri e delle barriere, non di facile comprensione ed espressione, soprattutto quando il mondo sembra concentrato esclusivamente sul conflitto israeliano-palestinese e dalle mura vaticane papa Francesco invita a “non costruire muri, ma ponti”.
Lo sguardo critico del mondo si sposta anche sugli Stati Uniti, dove l’attuale presidente Trump intende portare a termine ciò che i suoi predecessori Bush e Clinton avevano iniziato nel 2006, con tanto di approvazione da parte dei 25 senatori democratici, tra cui gli stessi Hillary Clinton e Barack Obama: la costruzione di un muro atto a separare Stati Uniti e Messico. In questo momento, il confine tra i due Paesi è intervallato da una serie discontinua di muri supportati da spiegamenti di forze militari. L’idea della costruzione del muro sembra attirare critiche rivolte unicamente al nuovo presidente. Vogliamo ricordare che durante l’amministrazione Obama vennero espulsi due milioni e mezzo di latinos?
Quando fu abbattuto il muro di Berlino (1989), esistevano nel mondo 15 muri, oggi sono circa 70, comprese le barriere difensive. Fra questi muri va ricordato anche la barriera difensiva lunga 600 miglia che Riyad sta costruendo al confine tra l’Arabia Saudita e l’Iraq. A questo si aggiungono il muro marocchino, eretto oltre trent’anni fa e lungo quasi tremila chilometri, il muro Spagna-Marocco, Bulgaria-Turchia, Ungheria-Serbia, Melilla-Marocco, Irlanda Belfast cattolica- Belfast protestante, India-Pakistan ecc…

Nonostante la lunga lista di mura e barriere esistenti, i soliti detrattori, pieni di livore antisraeliano e supportati da una cattiva e ipocrita ‘disinformazione’, che non verifica, appositamente, fonti e notizie con senso di responsabilità, sono la causa dell’aumento dell’antisemitismo, che in chiave moderna prende il nome di “politica israeliana”, come è stata definita ultimamente da uno scrittore rumeno.
Questi personaggi sono sempre pronti a colpire, ogni giorno, le barriere di difesa israeliane, senza nessun distinguo con altri Paesi in cui i muri impediscono l’ingresso ai migranti clandestini, mentre in Israele servono a garantire alla popolazione il diritto alla vita. E’ d’obbligo sottolinearne l’utilità, in quanto è un dato di fatto il netto decremento di attentati da parte degli arabi-palestinesi.
Bisogna considerare che troppi sono coloro che non conoscono la storia, o quantomeno non conoscono la vera storia di Israele e della Palestina.
‘Palestina’ indica la terra che, per migliaia di anni, è stata incubatrice dell’identità ebraica; sulla bandiera della Palestina, vi era disegnata la stella di David. Il popolo della Palestina è il popolo ebraico e gli ebrei sono i veri palestinesi. Infatti, fino alla creazione dello Stato d’Israele, gli ebrei erano noti come “palestinesi”. La Palestina è sempre stata ebraica, non araba.

Nel novembre del 1947, l’assemblea dell’Onu approvò a grande maggioranza il piano di spartizione della Palestina, dove gli ebrei e gli arabi si trovavano esattamente nella stessa posizione: non esisteva uno Stato, ma solamente due movimenti di liberazione contrapposti. Di fronte alla soluzione di compromesso proposta dall’Onu, il popolo ebraico ha accettato, sia pure a malincuore, mentre gli arabi hanno rifiutato. Il popolo ebraico, dunque, si erige a Stato, ma il popolo arabo cerca con tutti i mezzi possibili di impedirne l’esistenza, non mettendo mai fine agli attentati fino ai giorni nostri.
Israele deve sempre convivere anche con le minacce di essere raso al suolo, in passato dall’Iraq e oggi dall’Iran, e per questi motivi non può permettersi di dormire su comodi guanciali, visto che ha anche la consapevolezza che nessuno Stato europeo interverrebbe in suo aiuto. L’antisemitismo ha spalancato le porte alla Shoah e ha continuato a esistere anche dopo la sconfitta del nazismo, grazie anche a certi personaggi e a certa disinformazione che ogni giorno giocano sporco con il solo fine di fomentare odio.

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Laura Rossi

Curatrice e insegnante d’arte. Ha recensito vari libri e ha collaborato con alcuni mensili curandone la pagina dell’arte come “la cultura e l’arte del Nord-est” e la pagina dell’arte di Sport-Comumi. Ha curato la Galleria Farini di Bologna e tutt’ora dirige e cura a Ferrara la Collezione dello scultore Mario Piva. Ha ricoperto per circa dieci anni la carica di presidente della Nuova Officina Ferrarese, con decine di pittori e scultori fino agli inizi degli anni duemila. Sue critiche d’arte sono pubblicate sul “Dizionario enciclopedico internazionale d’arte contemporanea” 1999/2000

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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