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Da organizzatori

Biblioteca del Centro Documentazione Donna
via Terranuova 12/b – Ferrara

venerdì 27 aprile 2018 ore 18

Adriana Lorenzi e Luciana Tufani parlano di

“Noi credevamo, le speranze tradite del Risorgimento
da Cristina Trivulzio di Belgiojoso a Anna Banti”

Le speranze tradite del Risorgimento è stato lo spunto dello spettacolo del Teatro delle Albe “Va pensiero” che è stato rappresentato al Teatro Comunale di Ferrara dal 23 al 25 marzo scorsi.
Il CDD, che da anni collabora col Teatro Comunale organizzando incontri che richiamino i temi degli spettacoli, ha proposto per “Va pensiero” due attività: il convegno nazionale dei centri culturali femministi “Ieri, oggi e domani”, che si è svolto anch’esso dal 23 al 25 marzo, nel quale è stato messo in evidenza che le “speranze” del femminismo sono state tutt’altro che tradite ma anzi che il femminismo, oltre ad essere stata l’unica rivoluzione pacifica che ha avuto successo, è ben vivo e lo dimostrano i molti Centri di documentazione e gruppi femministi che continuano ad operare e ai quali se ne sono aggiunti molti altri. Il convegno ha inoltre dimostrato che, in questi tempi di crisi politica generale, le femministe di antica e recente data mantengono il loro impegno politico e non si arrendono al qualunquismo imperante.
Il secondo avvenimento proposto è stato posposto per ragioni organizzative e si terrà venerdì 27 maggio alle ore 18 presso la biblioteca del CDD e consisterà in una conferenza di Adriana Lorenzi sul romanzo di Anna Banti “Noi credevamo” che tratta appunto delle speranze tradite del Risorgimento; seguirà una conversazione di Luciana Tufani sul pensiero politico di Cristina Trivulzio di Belgiojoso- scrittrice, saggista, riformista e altro ancora – che avrebbe voluto un coinvolgimento del popolo ai moti risorgimentali ma che ha visto fallire i suoi tentativi di imprimere una svolta agli avvenimenti che hanno portato invece a risultati che hanno condizionato negativamente tutti i successivi sviluppi della storia del nostro paese.

Adriana Lorenzi, bergamasca, insegna scrittura creativa e d è formatrice in diversi contesti: università della terza età, carceri, scuole medie e superiori, università, centri culturali. A Ferrara ha condotto spesso i suoi corsi per il Centro Documentazione Donna e per diverse istituzioni cittadine. Ha scritto numerosi saggi e romanzi, è redattrice di «Ristretti orizzonti», periodico scritto da carcerati, e collabora regolarmente con la rivista «Leggere Donna ».

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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