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La seconda edizione del premio “Franco Giustolisi- Giustizia e verità- ed. 2016” vede vincitore il giornalista Luca Cari e la sua inchiesta “Noi pompieri del barcone dell’orrore”.

di Diego Stellino

Roberto Montanari si presenta come un vecchio giornalista in cui non crede più in nulla, ma viene smentito dalla sua carica di presidente onorario di un premio dedicato a Franco Giustolisi.
il premio, dedicato alla ricerca e alla riconoscimento del lavoro di giornalisti “con la schiena dritta” e, come più volte ha citato lo stesso Presidente Pietro Grasso “senza padroni ne padrini”, è alla seconda edizione.
La prima si è svolta a Sant’Anna di Stazzema, la seconda, sabato 19 novembre, a Marzabotto, luogo simbolo dei crimini di guerra perpetrati sul territorio italiano durante la seconda guerra mondiale. Un tema caro a Franco Giustolisi che con il suo “L’armadio della Vergogna” portò alla luce tutti quelli fascicoli legati alle stragi del “dopo 8 settembre”, per decenni rimasti archiviati in un armadio con “le ante ben appoggiate al muro”

Il premio “Premio Franco Giustolisi ‘Giustizia e verità’ – edizione 2016” va ad un emozionato Luca Cari con l’inchiesta “Noi pompieri del barcone dell’orrore” che vuole condividere il premio con tutto lo staff dei Vigili del Fuoco che, insieme a lui, hanno partecipato a quegli eventi e hanno potuto raccontare ciò che era realmente accaduto a quei migranti in fondo al mare.

Gaetano Pecoraro, delle Iene, non si è lasciato sfuggire l’occasione di rinnovare la richiesta dell’impegno dello Stato al Presidente Grasso quando gli è stato conferito il premio speciale “Franco Giustolisi – Fuori dall’Armadio” per il suo “La strage di Militari che lo Stato non vuole vedere, in cui viene raccontato il dramma dei soldati ammalatisi a seguito del contatto con munizioni armate con uranio impoverito.

Ad Andrea Greco, di Repubblica, e Giuseppe Oddo, del Sole 24 Ore, il premio della sezione editoria “Lo Stato parallelo” per la loro imponente inchiesta sull’Eni.

Premiati anche Giacomo Galeazzi e Ilario Lombardo per l’impegno dedicato alla pubblicazione di un’inchiesta a settimana su argomenti di attualità e di cronaca ed in particolare per l’inchiesta sulle moschee italiane alla ricerca di fondi.

Angelo De Luca che, con il reportage “Nera la Notte”, ha regalato a tutti la concretezza della possibilità che anche da una piccola emittente in una area remota del nostro Paese, può emergere e concretizzarsi il lavoro di chi lo fa con passione, dedizione e capacità.

Grandi presenze sono state quelle di Lucia Goracci e Bernardo Valli che hanno contribuito con i loro interventi a dire che il mestiere di giornalista non è (e non deve) essere banale, non è per tutti, sicuramente faticoso per quanto illuminante e in qualche modo “missionario”.

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Redazione di Periscopio


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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