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Da Regione Emilia Romagna

Lo stanziamento nell’assestamento di bilancio approvato dalla Giunta, che fa così la propria parte nell’ambito dell’accordo che prevede 50 milioni dalle Regioni da aggiungere ai 450 statali per riportare il Fondo ai 500 milioni inizialmente previsti per quest’anno. Dal 2007, con l’avvio del Fondo regionale, in Emilia-Romagna assegnati complessivamente oltre 4 miliardi di euro per la non autosufficienza

Bologna – Quasi 4 milioni di euro per riportare il Fondo nazionale per la non autosufficienza alla dotazione iniziale di 500 milioni. Alla prima occasione – l’approvazione dell’assestamento di bilancio 2017, via libera arrivato nell’ultima seduta di Giunta – la Regione Emilia-Romagna assolve l’impegno seguito al recente accordo col Governo in Conferenza Stato-Regioni, con queste ultime chiamate a reperire complessivamente 50 milioni da aggiungere ai 450 statali e riportare quindi il Fondo ai 500 milioni inizialmente previsti per quest’anno. E l’Emilia-Romagna fa la sua parte con i 3,9 milioni previsti nell’assestamento, atteso ora in Assemblea legislativa per l’esame e il via libera definitivo.
“Siamo i primi in Italia a mantenere l’impegno preso con il Governo- afferma l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Sergio Venturi-. Contribuiamo, con risorse del nostro bilancio, ad innalzare la quota 2017 del Fondo nazionale per la non autosufficienza; un tema delicatissimo e sempre più all’ordine del giorno in un Paese, il nostro, e in una regione, l’Emilia-Romagna, dove la prospettiva di vita si allunga sempre più. In quest’ottica, è fondamentale per noi non lasciare sole persone in condizioni di fragilità, loro e chi le assiste”.
Il Fondo nazionale per la non autosufficienza è stato istituito nel 2006, con un’apposita legge, per fornire sostegno a persone con gravissima disabilità e ad anziani non autosufficienti, e favorirne il mantenimento nel proprio contesto di vita. Le risorse del Fondo, che ogni anno vengono ripartite tra le Regioni, servono per potenziare l’assistenza domiciliare o interventi complementari al percorso domiciliare (come ricoveri temporanei in strutture di sollievo). Si tratta di risorse aggiuntive rispetto a quelle già destinate alle prestazioni e ai servizi a favore delle persone non autosufficienti da parte delle Regioni e delle autonomie locali.
La Regione Emilia-Romagna nel 2007 ha avviato il proprio Fondo regionale per la non autosufficienza (Frna) per finanziare i servizi socio-sanitari rivolti alle persone in condizioni di non autosufficienza e a coloro che se ne prendono cura. Per mole di risorse impiegate, rete di servizi messi in campo, professionalità coinvolte ed esperienze acquisite, costituisce un caso unico in Italia.
Ogni anno la Regione ha stanziato più di 120 milioni di proprie risorse aggiuntive, che si sono sommate agli oltre 300 milioni di euro annuali del Fondo sanitario regionale. Complessivamente, quindi, in Emilia-Romagna in dieci anni per la non autosufficienza sono stati assegnati oltre 4 miliardi di euro, di cui più di un miliardo di risorse regionali.
Fondo regionale per la non autosufficienza: oltre 471 milioni nel 2016
Nel 2016, ai 120 milioni di risorse proprie e ai 316 milioni del Fondo sanitario regionale (incrementato di 5,4 milioni rispetto al 2015) si sono aggiunti 4,3 milioni da accantonamenti del 2015 e 30,8 milioni dal Fondo nazionale per la non autosufficienza: il totale ha superato i 471 milioni di euro. /CV

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


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di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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