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Dipende. Si è speso l’aggettivo “storico” per definire l’accordo siglato questa mattina a Ferrara alla presenza dei ministri Franceschini, Giannini, Pinotti e del sottosegretario all’Interno Bocci. Ma il buon esito non è proprio scontato. Oggetto: l’attuazione di un programma di valorizzazione di tredici “aree e immobili pubblici di eccellenza” della nostra città. Alla base c’è un’intesa ampia e trasversale fra apparati dello Stato. Si tratta di edifici e luoghi storici cittadini, le cui traversie sono ben note e si trascinano da decenni. Proprio per questo la speranza si accompagna alla cautela. I presupposti ci sono, ma la prudenza è d’obbligo. Il fatto che si siano mossi alcuni pesi massimi delle istituzioni, ciascuno ribadendo la convinzione che questo sperimentato a Ferrara è “un modello”, sembra un positivo auspicio. Ma l’esito non è scontato. L’esperienza insegna.

Oltre al Comune di Ferrara sono coinvolti nei progetti di valorizzazione l’Agenzia del Demanio, i ministeri dell’Interno, della Difesa, dell’Istruzione, dei Beni culturali, le Agenzie del Demanio e delle Entrate, la Regione Emilia Romagna. I commensali sono qualificai. Gli ingredienti per ridisegnare il volto della città ci sono tutti, ma se il risultato sarà dolce o amaro dipenderà dalla reale dedizione di chi li dovrà combinarli in un appetitoso menu. E i cuochi non sono ministri, sindaci e presidenti che oggi affollavano la Pinacoteca di palazzo dei Diamanti per la firma dell’atteso accordo: come sempre siamo nelle mani dei funzionari, alcuni solerti, altri pigri. Vedremo.

Di cosa stiamo parlando precisamente? Di immobili e aree che passano finalmente “nella disponibilità dell’amministrazione locale”; una formula che significa sostanzialmente una cosa: edifici e aree in disuso saranno recuperati, altri occupati saranno liberati e restituiti alla pubblica fruizione.
Quattro sono dislocati lungo il perimetro delle mura sud: si tratta di una porzione dell’ex Mof (destinato a verde e residenze), dell’ex carcere di via Piangipane nel quale già si sta realizzando il museo dell’Ebraismo italiano e della Shoah, del teatro Verdi (“sarà una piazza coperta”, spiega il vicesindaco Maisto), i locali della dismessa caserma Caneva ricavata all’interno dell’ex convento di Sant’Antonio in Polesine.
Altri due si trovano sull’asse centrale di congiunzione fra la città medievale e quella rinascimentale, lungo la direttrice Cavour-Giovecca: l’ex casa del Fascio (poi Genio civile) e la cella di Torquato Tasso (sarà aperta e inserita nei percorsi di visita turistici) con il contiguo auditorium in previsione della sua riapertura al pubblico; a margine di questo comparto è l’area della stazione ferroviaria e dei grattacieli, anch’essa ricompresa nell’accordo.
Tre si affacciano su corso Ercole d’Este (secondo lord Byron “la strada più bella d’Europa”): parliamo di palazzo Furiani (attuale sede della Polstrada), della caserma Bevilacqua (dove si trova l’ufficio passaporti della Questura, di fronte a palazzo Prosperi-Sacrati, nel quadrivio rossettiano) e del poligono di tiro del ministero della Difesa che una volta sgombrato libererà un suggestivo corridoio verde per l’accesso al centro storico dalla porta degli Angeli, parallelo per un tratto a corso Ercole d’Este.
Poi ci sono l’ex convento di San Benedetto (per il cui recupero c’è già un adeguato stanziamento economico garantito dall’Agenzia delle Entrate), l’aeroporto (“sarà il parco sud della città”, precisa l’assessore Fusari) e l’area di Pratolungo, in prossimità di Cona.

Insomma, la razione è ottima e abbondante. Ce n’è abbastanza per ripensare la città, ridefinirne gli usi e le prospettive. Servono per questo idee e denaro. Date per scontate le prime (anche se in verità la ‘visione’ in passato talvolta è parsa appannata), i soldi  – si dice solitamente – “non sono un problema”, ma in genere lo dicono quelli che li hanno. Nel caso specifico, alcuni interventi sono già finanziati, altri invece necessiteranno dell’elaborazione di un piano di investimenti.

firma accordo
Il sindaco Tiziano Tagliani ha parlato di “emozione e grande soddisfazione” sostenendo che si dischiude un orizzonte nuovo per la città. E’ uno sforzo paziente che oggi giunge a risultati concreti – ha aggiunto -. Chiudiamo una fase storica caratterizzata da incertezze e conseguenti difficoltà di gestazione dei progetti degli enti locali. Accordo di oggi è un punto di arrivo su obiettivi condivisi: Pinotti, Giannini Franceschini e Bocci rappresento il governo, Bonaccini testimonia il pieno coinvolgimento della Regione. Attiviamo un volano di dinamismo per la città e la sua economia, che implica lavoro, sviluppo e valorizzazione del patrimonio. Calano sulla città i pezzi di un immenso puzzle che ora prende forma“.

“E’ un accordo che consente di guardare al futuro – ha dichiarato l’assessore all’Urbanistica Roberta Fusari – porta nuova linfa ai cantieri (quelli in cui si elaborano le strategia e quelli in cui materialmente si realizzano le opere) e consente di orientare il riassetto urbanistico“.

Dario Franceschini, ricordando il “legame personale con tutti i luoghi oggetto di questa valorizzazione” ha segnalato come “di solito quando c’è un progetto che coinvolge immobili dello Stato comincia un andirivieni con i ministeri che mette a rischio il sistema nervoso degli amministratori locali. Per giungere a questo importante risultato è stato prezioso il lavoro svolto dal ferrarese Daniele Ravenna, figlio di Paolo (alla citazione scatta l’applauso dei presenti a sottolineare l’affetto e la gratitudine per il rimpianto presidente di Italia nostra, ndr) che lavora con me al ministero. L’accordo riguarda luoghi significativi, come il monastero di Sant’Antonio in Polesine e la cella del Tasso ove si fece rinchiudere lord Byron alla ricerca dell’ispirazione del poeta.
Con l’acqusizione delle caserme Furiani  e Bevilacqua e del poligono di tiro si prospetta la possibilità di definire il percorso del borgo rinascimentale, a completamente dell’itinerario storico della città, al quale il Meis aggiungerà una perla preziosa. Se il modello qui varato funzionerà, lo esporteremo dicendo orgogliosamente è stato sperimentato a Ferrara”.

“E’ un modello che stiamo cercando di applicare in ogni città del Paese – conferma Roberto Reggi direttore dell’Agenzia del demanio. Qui è stato compiuto un passo per coordinare e integrare gli interventi di numerosi soggetti. Esiste un solo patrimonio pubblico del Paese – ha sottolineato – che va a valorizzato in maniera adeguata al di là di chi sono i soggetti proprietari. C’è un baratto anche di natura tecnica e amministrativa perché oltre ai beni si scambiano anche conoscenze e competenze tecniche. Impegno deve essere di tutti nella piena consapevolezza degli interessi del Paese.
Questa operazione porterà lo Stato a risparmiare risorse importanti in locazioni passive perché verrà razionalizzato l’utilizzo degli spazi. A Ferrara è prevista minore spesa per affitti per un milione e duecentomila euro. Sulla base di quanto realizzato qua potremo rilanciare questo modello su scala nazionale”.

Rossella Orlandi direttrice dell’Agenzia delle entrate, parla nello specifico del complesso di San Benedetto, “che sarà recuperato grazie a interventi e a uno specifico impegno finanziario dell’Agenzia. Firmiamo con convinzione questo accordo, è un esempio tipico di tutela dell’eccellenza, una base solida su cui costruire il futuro del Paese”.

Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna, ricorda come “già nel 2008 venne sottoscritto un programma d’area per il recupero di aree storiche. Oggi si incrementa quel piano. Questa è la dimostrazione che c’è un’Italia che funzione. Qui, pezzi dello Stato che si mettono insieme per valorizzare il patrimonio comune attraverso un progetto di riqualificazione e rigenerazione urbana. Si mettono in condizione il territorio e la comunità di recuperare valore grazie alla rivitalizzazione del patrimonio culturale e artistico. In prospettiva deve tornare in campo l promozione del turismo all’estero come ‘prodotto-Italia’ nella sua unitarietà. Ogni regione e ogni località ne avrà di riflesso un beneficio.
Questo è davvero un esempio – ha concluso – un modello che vorrei fosse replicato in tutte le città dell’Emilia Romagna”.

Anche per Giampiero Bocci, sottosegretario del ministero dell’Interno, “il patrimonio pubblico rappresenta una grande opportunità per il Paese: sottoscriviamo gli impegni consapevoli che si opera per ottimizzare le risorse dello Stato superando l’attuale dispersione. E’ il buon senso prima ancora dell ‘spending review’ a suggerire questi comportamenti e queste scelte. Per noi non vedo ricadute negative, perché anche la sicurezza si può gestire meglio investendo sugli uomini e risparmiando sulle sedi”.

“Torno con molto piacere in questa città e lo sottolineo – ha dichiarato il ministro Stefania Giannini, oggetto di contestazioni nella sua recente visita a Ferrara – Presentiamo un modello che vorremmo esportare. Ripartire dalla valorizzazione della città come sede di rilancio del Paese, integrando patrimonio tangibile e intangibile. L’Auditorium di Ferrara da 40 anni attende il recupero. E’ un dovere rendere fruibili questi frammenti di storia e di bellezza. Qui sta la capacità di risposta concreta della buona politica”.

Infine, il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, indica il “tema della valorizzazione dei  beni eccellenti del patrimonio pubblico di una città” addirittura come un “dovere patriottico. Sono beni – spiega – che hanno fatto la storia e sono nel cuore”. Nello specifico riconosce: “Non ha più senso che tratteniamo in seno alla Difesa luoghi come il poligono di tiro, in pieno centro storico, la cui indisponibilità preclude la fruizione di percorsi e itinerari funzionali al totale godimento della città. Luoghi così vanno liberati nell’interesse di tutti. Abbiamo già rimesso in movimento 500 immobili da quando siamo in carica. Sosteniamo le necessità della difesa quando sono reali, ma i beni e le strutture utili allo sviluppo del Paese vanno restituiti e resi disponibili”.
Per concludere, un’indicazione di marcia: “Bisogna alzare lo sguardo e dare orizzonti di riferimento – dichiara convinta -. Sottoscrivo l’esortazione del vostro sindaco Tagliani”.

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Sergio Gessi

Sergio Gessi (direttore responsabile), tentato dalla carriera in magistratura, ha optato per giornalismo e insegnamento (ora Etica della comunicazione a Unife): spara comunque giudizi, ma non sentenzia… A 7 anni già si industriava con la sua Olivetti, da allora non ha più smesso. Professionista dal ’93, ha scritto e diretto troppo: forse ha stancato, ma non è stanco! Ha fondato Ferraraitalia e Siti, quotidiano online dell’Associazione beni italiani patrimonio mondiale Unesco. Con incipiente senile nostalgia ricorda, fra gli altri, Ferrara & Ferrara, lo Spallino, Cambiare, l’Unità, il manifesto, Avvenimenti, la Nuova Venezia, la Cronaca di Verona, Portici, Econerre, Italia 7, Gambero Rosso, Luci della città e tutti i compagni di strada

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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