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Da: Regione Emilia Romagna

Occupazione. Più risorse per i Centri per l’impiego, 120 nuove assunzioni in Emilia-Romagna. E la Regione anticipa i fondi che dovrebbe dare il Ministero. L’assessore Patrizio Bianchi: “Primi in Italia, abbiamo reso operativo il Piano di rafforzamento dei servizi”

Entro la fine dell’anno, da Piacenza a Rimini, si aggiungeranno altri 13 assunti per sostituzione di pensionamenti

Bologna – Centoventi neoassunti da inizio settembre nei Centri per l’impiego dell’Emilia-Romagna, di cui 95 previsti dal Piano di rafforzamento nazionale del ministero del Lavoro – che la Regione ha voluto anticipare stanziando risorse dal Fondo sociale europeo – e 25 grazie a un ulteriore investimento regionale per aumentare il collocamento delle persone con disabilità.

“A chi si ostina a dire che i Centri per l’impiego così come sono non funzionano- commenta l’assessore al Lavoro, Patrizio Bianchi- vorrei ricordare che siamo l’unica Regione ad aver anticipato, al momento, le risorse nazionali previste dal ministero con il Piano di rafforzamento dei servizi per lavoro, mentre con le risorse del Fondo regionale per i disabili ne assumiamo 25 dedicati. Vorrei sottolineare, inoltre, che siamo stati anche la prima Regione, in Italia, a raggiungere l’obiettivo del passaggio dei dipendenti dei Centri per l’impiego dalle province alla Regione. In Emilia-Romagna- aggiunge l’assessore- i Centri per l’impiego hanno un ruolo centrale: qui vengono concordati i patti di servizio con le persone in cerca di occupazione e si erogano prestazioni di politica attiva dedicate ai cittadini in cerca di primo lavoro o di re-impiego”.

Alla fine di settembre, inoltre, partirà lo scorrimento della graduatoria del concorso per procedere a nuove assunzioni che sostituiranno pensionamenti avvenuti nel 2018. In totale, per la fine dell’anno, tra tempi indeterminati e determinati, risulteranno assunte complessivamente 133 persone, così distribuite: 27 a Bologna, 36 a Modena, 12 a Reggio Emilia, 11 a Parma, 18 a Piacenza, 6 a Ferrara, 4 a Forlì-Cesena, 7 a Ravenna e 12 a Rimini.

I Centri per l’impiego in Emilia-Romagna, cos’è cambiato
Dal 1 giugno 2018 sono diventati dipendenti dell’Agenzia regionale per il lavoro, e cioè dipendenti regionali a tutti gli effetti, i 464 lavoratori dei Centri per l’impiego dell’Emilia-Romagna, fino a quel momento dipendenti delle amministrazioni provinciali. Per 35 di loro, a tempo determinato, la Regione ha avviato la stabilizzazione. A questi, si è aggiunto il concorso che ha portato alle nuove assunzioni.

La riforma dei servizi per il lavoro
La Regione Emilia-Romagna, in attuazione del Patto per il Lavoro, ha avviato da tempo un complesso processo di riforma dei servizi per il lavoro, con l’obiettivo di migliorarne la qualità e l’efficacia e rendere capillare l’erogazione a livello territoriale. Tra le principali azioni realizzate c’è l’istituzione dell’Agenzia regionale per il lavoro, con il compito di dirigere i servizi pubblici per il lavoro, precedentemente di competenza delle Province, per superarne il frazionamento, uniformare i comportamenti e gli obiettivi e rafforzare le prestazioni erogate a persone e imprese. Passo successivo, il trasferimento all’Agenzia del personale dei Centri per l’impiego, come momento chiave della riforma.

Nei mesi scorsi è stato introdotto l’accreditamento per i servizi per il lavoro, aprendo anche ai soggetti privati, per ampliare la platea di chi può sostenere le persone nella ricerca dell’occupazione. L’Emilia-Romagna prevede due differenti tipi di servizi: prestazioni di politica attiva per le persone e per datori di lavoro (8 milioni di euro le risorse messe a disposizione dalla Giunta) e prestazioni per l’inserimento lavorativo e l’inclusione delle persone fragili e vulnerabili (come definito dalla legge regionale 14/2015, 20 milioni di euro le risorse messe a disposizione dalla Giunta). Questo il percorso che ha accompagnato la nascita della Rete Attiva per il Lavoro, coordinata dall’Agenzia regionale per il Lavoro (avviata a novembre 2017) e costituita dai servizi pubblici e privati accreditati. /CV

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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