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Da Forza Italia

Nel Pd ferrarese scatta l’allarme rosa

Che ci sia un certo nervosismo all’interno del Pd ferrarese è cosa conclamata da diverso tempo. Negli ultimi mesi, però, certe voci di dissenso hanno avuto una rilevanza particolarmente significativa. Mi permetto una breve disamina su questi fatti perché, da elementi interni a un singolo partito, hanno avuto risvolti attinenti all’intera collettività. Innanzitutto un aspetto curioso: l’anima ribelle del Partito Democratico ha una matrice specificamente femminile, con diverse donne in grado di creare più di un grattacapo al primo partito provinciale che ora scricchiola in tanti punti nevralgici.
Partiamo dalle Amministrative: il centrosinistra che perde in due comuni su due all’interno di una provincia un tempo (non lontano) pressoché monocolore, è già di per sé una notizia. A Terre del Reno la partita è vinta dal centrodestra anche grazie alla clamorosa rottura creatasi in casa Dem, con l’ex sindaco di Mirabello che non ci sta a essere messa da parte secondo le direttive di partito e sceglie di correre comunque con l’esito che sappiamo.
Quasi contemporaneamente scoppia la grana dell’Unione dei Comuni del Basso Ferrarese. Elisa Trombin – elettrice, per sua ammissione, alle primarie Pd – decide di dire stop al conferimento delle proprie risorse verso l’associazione intercomunale, mettendo sul piatto i gravosi oneri che la partecipazione comporta al Comune di Jolanda di Savoia. Anche in questo caso la presa di posizione del sindaco è letta come un tentativo di lesa maestà a un sistema che da sempre governa un vero e proprio feudo della sinistra ferrarese.
Infine un’altra donna, la sindaco di Codigoro Alice Zanardi, che getta nello scompiglio la dirigenza del partito, per la ventilata intenzione di controllare e iper-tassare chi ospita immigrati. Al di là della fattibilità o meno dell’azione amministrativa, soffermandoci alla sola provocazione, la deflagrazione che ne è scaturita ha avuto un’eco particolarmente forte anche sul piano nazionale. Verrebbe da dire che il caso di Codigoro è destinato a non rimanere isolato. Appare quasi superfluo sottolineare come siano sempre maggiori le difficoltà dei sindaci che si trovano a dover gestire la collocazione dei migranti imposti dalle prefetture, con il Governo succube di un Europa che chiude porti e confini. Ma se gli stessi vertici Pd se ne escono con frasi come: “non possiamo ospitare tutti, dobbiamo aiutarli a casa loro” (Renzi, 13 luglio 2017) come si fa poi a fingere di scandalizzati per il grido di allarme di un amministratore locale già in totale affanno per le esigenze stringenti di tantissime famiglie locali in difficoltà, nel contesto di un territorio tra i più poveri al nord, con assoluta penuria di opportunità occupazionali?
Mi aspetto che altri esponenti Pd, magari altre donne, a breve si uniscano al coro di dissenso verso una politica nazionale e locale che sta fornendo risposte inadeguate ai più gravosi problemi del Paese.

Paola Peruffo
Coordinatrice Provinciale
Forza Italia Ferrara

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di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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