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Marco Politi, uno fra i maggiori esperti di questioni vaticane, ha ben rappresentato nel titolo di un suo libro recente la situazione in cui si trova papa Francesco: “Francesco tra i lupi” (Laterza). Fra i più aggressivi e tenaci nemici di questo papa ‘rivoluzionario’ va annoverato il vescovo di Ferrara, monsignor Luigi Negri. Una sua incauta (o voluta?) esternazione durante un viaggio di ritorno da Roma sul Freccia-rossa sintetizza in modo scarnificato, ma essenziale il suo pensiero su questo papato. Il vescovo che contestò la magistratura quando incriminò Berlusconi sul caso Ruby, e che non disdegna di presentare libri insieme al pregiudicato di Arcore, ecco come si esprime su papa Francesco. “Dopo le nomine di Bologna e Palermo posso diventare Papa anch’io. E’ uno scandalo. Incredibile, sono senza parole. Non ho mai visto nulla di simile.” E, non contento di sfogarsi a voce alta sul treno, chiama un amico di vecchia data, il ben noto ‘agente Betulla’, Renato Farina considerato una vergogna dal mondo giornalistico serio. Monsignor Negri promette: “A Caffarra (il cardinale precedente di Bologna e personaggio di punta nella lotta contro le innovazioni che papa Francesco vuole introdurre nella vita della Chiesa…) ho promesso che farò vedere i sorci verdi a quello lì: a ogni incontro non gliene farò passare una.” Monsignor Negri si sta riferendo al nuovo cardinale Zuppi nominato dal Papa. Ma non risparmia neanche l’altro nominato, il cardinale di Palermo Lorefice. “Questo ha scritto un libro sui poveri – e su Lercaro e Dossetti, suoi modelli, due che hanno distrutto la chiesa italiana.” Faccio notare che monsignor Negri porta il suo disprezzo fino al punto di non voler nemmeno chiamare per nome i due nuovi cardinali. Pochi giorni prima del conclave che lo nominò papa, Bergoglio disse ai cardinali: “Ho l’impressione che Gesù è stato rinchiuso all’interno della Chiesa e bussa perché vuole uscire.” Ora, papa Francesco conosce bene chi vuole continuare a tenere chiusa la Chiesa rispetto ad un mondo che bussa e vuole entrare con tutti i suoi problemi, ma anche con tante nuove risposte. Il papa è consapevole di guidare una svolta. Ed è ben avvertito delle resistenze che essa suscita: “Lo Spirito Santo spinge la Chiesa ad andare avanti, ma questo dà fastidio”. A monsignor Negri senz’altro…Bisogna riconoscere che il vescovo di Ferrara è schietto e parla chiaro. Sarebbe bene cominciassero a farlo anche i cattolici della sua diocesi che condividono il faticoso, incerto e decisivo cambiamento che papa Francesco sta portando avanti in mezzo a tanti ‘lupi’.

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Fiorenzo Baratelli

È direttore dell’Istituto Gramsci di Ferrara. Passioni: filosofia, letteratura, storia e… la ‘bella politica’!

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Cari lettori,

dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “giornale” .

Tanto che qualcuno si è chiesto se  i giornali ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport… Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e riconosce uguale dignità a tutti i generi e a tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia; stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. Insomma: un giornale non rivolto a questo o a quel salotto, ma realmente al servizio della comunità.

Con il quotidiano di ieri – così si diceva – oggi “ci si incarta il pesce”. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di  50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle élite, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

La redazione e gli oltre 50 collaboratori scrivono e confezionano Periscopio  a titolo assolutamente volontario; lo fanno perché credono nel progetto del giornale e nel valore di una informazione diversa. Per questa ragione il giornale è sostenuto da una associazione di volontariato senza fini di lucro. I lettori – sostenitori, fanno parte a tutti gli effetti di una famiglia volonterosa e partecipata a garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano che si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori, amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato 10 anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato Periscopio e naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale.  Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 

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Francesco Monini
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