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La copertina di Pensieri sparsi

On line e nelle principali librerie italiane e internazionali è disponibile ‘Pensieri Sparsi’ (Asino Rosso-Street Lib eBook), il nuovo eBook di Claudio Pisapia, tra gli animatori di Gecofe-Gruppo Cittadini Economia Ferrara, da qualche anno promotore in città di analisi e incontri che affrontano i nodi economici secondo un approccio che va controcorrente, oltre la retorica sempre meno credibile, come dimostrano l’andamento dell’economia europea e il mito vacillante della moneta unica continentale. Insomma, nell’appiattimento conformistico anche locale, dove le litanie dello sviluppo preteso e annunciato non sono mai confortate dai dati reali, un testo eretico destinato a viaggiare ben oltre le attardate mura locali a firma di un Pisapia (Claudio) che con il più celebre Giuliano, ex sindaco di Milano e ora alfiere di un velleitario gruppo di nostalgici pseudoalternativi, ha poco da spartire. In “Pensieri Sparsi”, al contrario, siamo già nella post-economia, fuori da diktat del sistema.

Pisapia, è corretto definire il tuo libro elettronico ‘controeconomico’ e contro il pensiero unico monetario?
La moneta viene dopo la comunità e non prima. E’ la comunità che decide di creare un sistema monetario, di usare una moneta. L’operosità di una persona non si attiva perché qualcuno la monetizza prima, questo è qualcosa che succede dopo. Per capire il concetto bisogna  uscire per un attimo dalla nostra quotidianità (sperando che ne siamo ancora capaci!) e immaginarci una comunità ai suoi albori. Cosa dovrebbero fare le persone che le danno inizio? Che so, magari costruirsi un tetto, trovare da mangiare, scavare un pozzo per l’acqua, costruire una piazza dove incontrarsi la sera per chiacchierare e altro. Immaginatevi allora che invece tutti rimangono fermi a guardarsi tra di loro, tante cose da fare ma non vengono fatte per mancanza di moneta. Ha senso questa immagine?
Quella comunità non conosce nemmeno l’idea della moneta quindi non rimarrà ferma ma inizierà a darsi da fare e magari ognuno aiuterà l’altro per rendere possibile la costruzione di un villaggio e poi organizzerà tutto il resto. Solo dopo magari decideranno che per fare i loro scambi, per tenere conto dei servizi, potrebbe servire una moneta.
Ma questo è una delle possibilità, sia chiaro, non l’unica. Ma se decidessero di farlo, di creare un sistema monetario, allora dovrebbero metterla in circolazione. Perché venga usata sarà necessario prima metterla in circolazione, immetterla nel sistema, e questo qualcuno dovrà farlo e puoi chiamarlo Stato, banca centrale, il succo non cambia.
Prima la comunità e i suoi valori e poi la moneta. Mettiamo le cose al posto giusto

Nel libro si colgono segnali di un tramonto dell’economia, così come l’abbiamo conosciuta nell’impero bancario…
Quella che può finire è l’economia monetaria e il suo superamento si chiama ‘dono’. Il sistema attuale è andato troppo oltre. Se si arriva ad avere 85 persone che posseggono quanto 3,5 miliardi di persone, mentre milioni di persone muoiono di fame o sono costrette ad attraversare deserti e mari nella speranza di una vita migliore vuol dire che il sistema non funziona. E se nella culla della civiltà costruiamo un’unione di Paesi basata sul denaro, sugli interessi finanziari e ci mettiamo a capo una Banca Centrale coadiuvata da un Paese parecchio egoista è sia palese che il sistema non funziona ma anche che siamo andati oltre.
Per tenere bassa l’inflazione teniamo alta la disoccupazione e facciamo pagare gli squilibri del sistema ai lavoratori e a chi nella società è più debole. Le leggi agiscono a favore degli interessi dei ricchi e potenti. Abbiamo la tecnologia per andare su Marte ma non per dare medicine e vaccini a chi ne ha bisogno o per fare arrivare acqua e cibo agli esseri umani del pianeta terra. Abbiamo la tecnologia verde ma tagliamo ulivi per far passare il gas e inquiniamo i mari come se non fossero nostri.
Insomma questa economia deve finire, ridare spazio alle comunità che devono avere dei valori chiari alla base. Il futuro non sono i confini, che vengono abbattuti, ma quelli che bisogna costruire, soprattutto tra il buon senso e l’ipocrisia di chi li vuole abbattere per gli interessi dei grandi capitali che si vuole liberi di portare distruzione dove più gli fa comodo.
L’economia non può essere superiore agli interessi dei cittadini, delle comunità e degli Stati cioè alla politica, che deve tornare ad avere una dimensione umana.
Mi piacerebbe incontrare le persone per parlare di queste cose, oltre che scriverle, e un’occasione può essere tutti i lunedì dalle 18.00 alle 20.00 oppure ogni secondo sabato del mese dalle 15.00. Per informarsi su questi incontri si può visitare il mio sito personale www.claudiopisapia.info, oppure il sito che curo per il Gruppo Economia di Ferrara

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Roby Guerra


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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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