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Da Comitato Mi Rifiuto

Provate ad immaginare di vivere in un appartamento in affitto il cui contratto di locazione sta per scadere dopo pochi mesi. La casa ha bisogno di una costosa ristrutturazione. Pensate che il proprietario dell’immobile vi dica di provvedere voi a sistemare tutto, a vostre spese ma, ci tiene a sottolineare, non è certo che alla scadenza del contratto ne sarete voi il beneficiario. Potrebbe essere un’altra persona e tutto quello che voi avete speso andrebbe perso. Voi accettereste?
Questo è solo un esempio, per indicare l’attuale situazione esistente tra Hera S.p.A. e il Comune di Ferrara. Hera ha investito milioni di euro nel cambiare un sistema di raccolta rifiuti, le famigerate Calotte, quando mancavano pochi mesi alla scadenza del bando che in teoria dovrebbe essere rinnovato a fine dicembre 2017. E’ scontato che vi sarà una proroga, altra usanza abbastanza conosciuta da Hera che già opera in prorogatio in altri capoluoghi di regione.
Hera in risposta a dei quesiti formulati da un altro comitato ha dichiarato che l’introduzione del nuovo sistema a calotte “è stata una scelta del comune di Ferrara che ha preferito anticipare il conseguimento dell’obiettivo del 70% di differenziata entro il 2020, evitando il rischio di una penalizzazione in caso di mancato rispetto dell’obiettivo per ritardi nell’assegnazione della gara”. E’ questo un improvviso sforzo di etica da parte di una società per azioni quotata in Borsa? Uno slancio umanitario, rivolto esclusivamente al bene della collettività?
Qualcosa non ancora quadra o per lo meno non convince.
Per ritornare al nostro esempio iniziale, nessuno di noi accetterebbe di ristrutturare un appartamento dove ne godrà i benefici un’altra persona, a meno che il proprietario ci garantisca che tutto quello che abbiamo speso ci venga restituito se e quando dovremo lasciare casa o se lo stesso ci assicuri che, quando arriveremo a scadenza contratto, il rinnovo sarà a nostro favore. Nessuna persona assennata butterebbe un sacco di denaro in un contesto di totale incertezza e senza poterne beneficiare dei risultati.
Ecco perché ad oggi le domande rimangono forti nella testa. Cambiare tutto, darsi da fare e sobbarcarsi tutti gli oneri, non solo economici, di una intera manovra come quella di rivoluzionare la mente dei cittadini in un processo di raccolta rifiuti, per puro spirito di servizio all’ente comunale?
Inoltre, nell’affermazione succitata, è la stessa Hera a fornirci altre incertezze: il comune richiede di anticipare di due anni una procedura di raccolta per non incorrere in una penalizzazione in caso di ritardi nell’assegnazione della gara. Ci domandiamo, perché agire in regime di necessità ed urgenza, quando la situazione avrebbe potuto essere affrontata nel 2018, ponendo al vaglio anche proposte di altri gestori, se non per giustificare la prorogatio?
Una recente sentenza ANAC ha ribadito le sue forti perplessità in merito all’applicazione della proroga, che ritiene essere una metodologia poco funzionale alle esigenze del pubblico interesse. Continuiamo a rimanere perplessi, attendiamo ora che le domande poste a Hera abbiano una risposta dalla giunta comunale, quale detentrice dell’interesse pubblico e, purtroppo anche privato, in qualità di socio Hera.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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