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Quant’è bella giovinezza / che si fugge tuttavia!  / Chi vuole esser lieto, sia, / di doman non c’è certezza. (Lorenzo il Magnifico)

scrittoriSarò impopolare. Un po’. Forse molto. Da tempo ormai volevo scriverne e sono giunta a un momento tale della vita nel quale non mi interessa troppo il giudizio altrui. Dire quello che si pensa, sempre, ovviamente nei limiti della correttezza e puntando all’obiettività per quanto possibile, anche a costo di non piacere. Non è che non mi senta più tanto giovane, anzi. Ma a volte, forse spesso, incentivando e premiando alcuni, pur volendo ben fare, si fa torto ad altri e non si garantiscono reali pari opportunità. Mi riferisco a molti concorsi e premi di scrittura. Perché sempre per under qualcosa (di solito 30-35)? E gli altri? Non fraintendetemi, ve ne prego, non voglio dare l’idea della persona matura, per quanto soddisfatta, che non vuole dare spazio ai giovani, lungi da me. Ad essi immensi spazi prima di tutto. Mi domando però perché i talenti letterari devono sempre essere per forza under? Basta pensare al grande Camilleri: se avesse cercato visibilità e notorietà’ attraverso simili canali, probabilmente non lo avremmo mai letto. Se poi anche Meryl Streep ha fondato un laboratorio di scrittura per donne quarantenni e oltre (The Writers Lab, vedi), forse non sono la sola a pensarla così. timthumbPerché si deve sempre parlare di scrittori “giovani” emergenti e non limitarsi a un più generico e meno discriminante scrittori “emergenti”? Molti premi prestigiosi non danno solo un supporto finanziario, ma portano anche a benefici a medio-lungo termine per la carriera di scrittore. Non si tratta quindi solo di soldi, ma di una reale possibilità di emergere. Ben vengano, quindi, i riconoscimenti letterari a chi cerca di farsi conoscere, ma se essi riguardano solo giovani, a mio avviso un problema c’è. In un mondo come quello di oggi che, con internet che imperversa, si apre sempre di più a tutti, questo tipo di iniziativa è ormai datata, obsoleta. E, anche se non intenzionalmente, è anche un po’ discriminatoria. Essere scrittori emergenti significa semplicemente essere scrittori alle prime armi, indipendentemente dall’eta’. E molti lo sono verso i 40 anni, quando esperienza di vita e maturità di pensiero e di scrittura hanno fatto il loro corso. Non tutti sono geni letterati dalla nascita, la scrittura richiede tanto allenamento e studio. Una palestra quotidiana, che spesso da i suoi frutti con il tempo. Scrivere da giovani e’ poi spesso un vero privilegio, non tutti possono permetterselo, se si deve lavorare e combattere con le preoccupazioni quotidiane di un’eta’ dove si iniziano a gestire molte preoccupazioni da soli. Si possono avere più lavori, figli piccoli e mille incombenze. Trovare una stanza tutta per sé non è sempre facile in quel momento. Non si tratta di istituire premi per over, ma magari, semplicemente, di togliere il requisito dell’età e focalizzarsi sul momento della vita e la fase della scrittura, emergente o meno. Forse giovane è sexy (e vende) ma emergente è rock. Almeno per me.

Immagine in evidenza Scuola Holden

 

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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