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da: organizzatori

Graffiare la vita:
Tre artisti contemporanei dialogano a distanza Enzo Minarelli incontra virtualmente Remo Brindisi e Dante Bighi Nel film di Andrea Samaritani la voce polipoetica di Enzo Minarelli racconta alcune produzioni inedite di Brindisi e Bighi, in un dialogo che travalica il tempo e lo spazio.
Sabato 26 settembre alle ore 18 al “Centro studi Dante Bighi” di Copparo.
Domenica 27 settembre alle ore 18 al “Museo Brindisi” di Lido di Spina, Comacchio.
Progetto a cura di Elena Bertelli e Laura Ruffoni.

L’espressione “Graffiare la vita” usata a suo tempo da Dante Bighi calza a pennello per questa manifestazione che permette un dialogo a distanza tra due figure carismatiche di queste terre, appunto Dante Bighi e Remo Brindisi, e il polipoeta Enzo Minarelli. Lo stesso Minarelli ispirato dai due centri-musei omonimi, ha progettato due eventi spettacolari nel suo tipico stile polipoetico, con lo scopo dichiarato di intrecciare la sua ricerca con le opere presenti nelle due strutture.
Il primo incontro si terrà a Copparo nel Centro Studi Dante Bighi, sabato 26 settembre alle ore 18, mentre il secondo, alla stessa ora, la seguente domenica 27 settembre. La duplice performance permette ad Enzo Minarelli di esibirsi a viva voce in stretta simbiosi con i lavori di questi due grandi maestri del passato. È anche l’occasione per riproporre in due tipiche zone ferraresi un pizzico d’avanguardia, e soprattutto richiamare l’attenzione su i due centri emiliani del contemporaneo dove si trovano indiscussi capolavori.
Il valore aggiunto di questa duplice performance consiste nel film che Andrea Samaritani girerà nelle due giornate, registrando i suoni, i vocalizzi, le parole del polipoeta ma anche gli umori, le emozioni del pubblico.
Così esemplifica Minarelli le linee portanti dei suoi interventi dal vivo: nel museo di Remo Brindisi al Lido di Spina, sono essenzialmente tre grandi quadri che nel loro impatto misterioso mi hanno impressionato, e quindi “ispirato” la conseguente azione polipoetica. La Giacca [1964], al piano terra, mi ha trasmesso il valore recondito dell’oggetto, l’intrinseca polivalenza segnica e di conseguenza un’inaspettata proiezione religiosa, pertanto eseguo Metatron l’angelo, il nome mistico che appare. Progressista contro conservatore [1969] posto al secondo piano del museo, richiama in maniera abbastanza evidente la funzione degli opposti, allora ho deciso di sviluppare questo atavico contrasto tra gli estremi performando L’aperta prigione delle vocali. Infine, al terzo piano, Sono colui che è, [?] ammette a viso aperto l’ineluttabilità del destino umano, quindi quale miglior performance per sottolineare questa fragilità ma anche la nostra forza vitale, dei due galgal, La voce grossa – galgal per Dio e La sin fonia – galgal per Enzo.
Nella Villa Bighi a Copparo, ho trovato grandi affinità elettive a cominciare dal titolo di questo evento graffiare la vita, che era il motto di Dante Bighi, un vero poliartista ante litteram, in quanto oltre ad essere grafico, poi architetto, designer, è stato lungimirante artista e indefesso viaggiatore. Nelle opere cosiddette “spremute” soprattutto in quelle laddove il materiale di base è cartaceo, prodotte nei primi anni Sessanta, ho riconosciuto un prototipo verso la futura poesia visuale. Poi, sono stati i suoi libri-oggetto a colpirmi, realizzati in un’epoca dove ancora nessuno si era azzardato a concepirli, queste rarità librarie diventano antesignane di opere che caratterizzeranno la seconda metà del Novecento. Così, in sintonia con quanto visto e curato un allestimento che fosse in sintonia con la mia performance, organizzo l’evento dal vivo partendo dal mio libro&oggetto Nembrot [1983-2008, 100×70] dove ritorna spesso la scritta YHVH, (il nome di Dio in ebraico), quindi nell’ordine eseguo L’emozione delle vocali, Geometria vocalica e appunto YHVH Tetragrammaton il nome impronunciabile. A seguire Lapoemago maggiore [1986], Polipoesia 1 [1982-83] e Poemi Cognomi [1988].

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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