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I Comuni sono circa 8000 e il 70% hanno meno di 5000 abitanti. In Emilia Romagna ce ne sono 141 mentre Ferrara è la trentesima città nella graduatoria per abitanti. In Emilia-Romagna sono stati stanziati contributi per oltre 15,8 milioni di euro, di cui 8 dalla Regione, a 39 Unioni di Comuni incentrati sull’effettività delle gestioni associate e per l’allargamento e lo sviluppo delle Unioni. Alle risorse stanziate dalla Regione si sommano 7,8 milioni di provenienza statale. Il contributo complessivo, al netto dei 3 milioni riservati alle sole Unioni montane. A Ferrara  spettano 792mila euro per due Unioni.  Anche per questo è stata costituita l’Anpci appunto l’associazione dei piccoli comuni. Ma quanto contano a livello nazionale? Poco, anzi sempre meno.

Un tempo c’era anche Uncem a salvaguardia delle comunità montane, ora sciolta; il problema dunque rimane. Eppure ci sono bellissimi Comuni in cui la popolazione si è spesso sostituita alle istituzione per difendere la propria cultura e i propri territori. Si legge nello studio “Piccolo (e fuori dal) comune. I piccoli comuni” presentato qualche mese fa in occasione del convegno “La modernità dei piccoli comuni”, organizzato da Legambiente e dall’Anci per fare il punto sulle realtà minori: “Un’Italia piccola ma dall’anima profonda che va dalle Alpi agli Appennini per arrivare alle isole minori: è l’Italia dei 5.627 piccoli comuni al di sotto di 5.000 abitanti, pari al 69,9% del totale dei comuni del Belpaese (8.047). Di questi sono 2.430 quelli che soffrono un forte disagio demografico ed economico, piccoli borghi che occupano il 29,7% della superficie territoriale nazionale, oltre 89mila kmq, una densità abitativa che non raggiunge i 36 abitanti per kmq quasi 13 volte meno rispetto ai comuni sopra i 5mila abitanti.

In particolare negli ultimi 25 anni (dal 1991 al 2015) in questi territori si è registrato un calo della popolazione attiva (675mila abitanti in meno, cioè il -6,3% nei comuni sotto i 5000 abitanti)”. Un aumento della popolazione anziana (gli ultra 65enni sono aumentati dell’83%). Le case vuote sono 1.991.557 contro le 4.345.843 occupate: una ogni tre è vuota. Però nonostante il quadro complessivo sia poco rassicurante, i piccoli comuni rimangono luoghi di grandi opportunità e innovazioni che hanno bisogno di interventi mirati e strategie a lungo termine. Soprattutto bisogna puntare sulle opportunità ambientali, perché la sostenibilità vive proprio da queste parti. Da nord a sud del paese, sono molti i piccoli comuni che fanno scuola dimostrando che è possibile contrastare il disagio insediativo puntando su tradizione e innovazione, sulla tutela dell’ambiente, sulla rigenerazione del patrimonio abitativo, sull’uso delle rinnovabili, dando avvio ad un’economia circolare che parte del basso coinvolgendo comunità e cooperative.  Buone pratiche, ma anche filiere green pensate riassunte e raccontate del “Quaderno Green 2016”, di Legambiente e Legacoop.

Di recente è nata la Fondazione Montagna Italia, per volontà di FEDERBIM e UNCEM, per rappresentare e curare gli interessi delle comunità di montagna sia a livello Istituzionale che sociale ed economico; ponendosi l’obiettivo di identificare i bisogni della comunità di riferimento, comprenderne le esigenze, identificare le priorità di intervento. La fondazione ha quindi l’obiettivo strategico di contribuire alla realizzazione sul territorio nazionale della strategia Green Communities, comunità sostenibili in grado di valorizzare le proprie risorse, attivando un processo di sviluppo fondato su un’economia leggera basata sul rispetto dell’ambiente e del lavoro, sul risparmio di risorse naturali ed energia e sulla riduzione degli sprechi, l’eco efficienza, il design ambientale di prodotto, il recupero, riutilizzo e riciclo delle materie, sulla valorizzazione della funzione creativa e sociale del lavoro, la produzione di beni e servizi in maniera eco intelligente. Io ho l’onore di essere stato chiamato nel comitato scientifico a rappresentare le questioni ambientali dell’acqua e dei rifiuti.

Il presidente della Fondazione Montagne Italia è l’on. Enrico Borghi e il direttore scientifico è Luca LoBianco, due amici che stimo per l’impegno e la capacità. E’ stato Borghi, insieme ad un nutrito gruppo trasversale di parlamentari a fare approvare alla Camera la legge sui piccoli Comuni per raccogliere l’esigenza di affrontare il problema del disagio insediativo. Presentandola ha infatti detto: “Sono questioni non superabili con misure di mero riordino amministrativo. Si tratta di una grande questione nazionale di cui occorre prendere maggiore coscienza per attivare conseguenti politiche domestiche ed europee. Il nostro Paese non sarebbe più se stesso senza questi beni. Non si può consentire che le aree interne vengano impoverite da una continua caduta demografica, da carenza di servizi, da abbandono di terreni ed edifici.

La strategia per le aree interne va ripresa con intensità, integrata con un piano di manutenzione e di tutela dal rischio idrogeologico. Così come dal rischio sismico, di cui tutti oggi segnalano il valore prioritario”. A mio avviso le montagne hanno in se dei germi del futuro; sono popolazioni non arretrate ma isolate che hanno saputo essere resilienti. Sono delle realtà in profonda trasformazione che possono diventare un grosso mercato fatto di piccole aree ma di grande importanza strategica. Dunque siamo di fronte ad una grande opportunità e non un grande problema. Le strategie Green sono compatibili con i modelli della montagna: risorse naturali e territorio sociale. In fondo le montagne stanno anticipando alcune criticità e se si opera qui si parla a tutto il sistema. 

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Il sistema evolve verso una struttura di sistema integrato, di fasi e di specializzazioni entro specifici ambiti territoriali di riferimento. In questi ambiti e nel rapporto tra essi si accentuerà la specializzazione delle attività, l’innovazione tecnologica e la qualificazione organizzativa. In queste realtà si comprende meglio il sistema di interrelazioni tra le molte componenti strategiche che devono trovare sinergie e condivisioni di programmi di sviluppo.

Tra i tantissimi comuni portatori di buone pratiche ne vorrei citare uno in particolare: il comune di Sassinoro, di 700 abitanti. Ha da tempo preso a cuore le problematiche dell’acqua e ha sviluppato tante iniziative partecipando ogni anno al World Water Day e realizzando una bella esperienza con la creazione di una associazione culturale “Il paese dell’Acqua”.

Per approfondire http://montagneitalia.it/ e http://www.paesedellacqua.it/

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Andrea Cirelli

È ingegnere ed economista ambientale, per dieci anni Autorità vigilanza servizi ambientali della Regione Emilia Romagna, in precedenza direttore di Federambiente, da poco anche dottore in Scienze e tecnologie della comunicazione (Dipartimento di Studi Umanistici di Ferrara).

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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