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Da Ripartizione Marketing e Comunicazione Unife

Ordine e Disordine nella Città Contemporanea

La presentazione a Ibs+ ilLibraccio

Mercoledì 21 marzo 2018 presso la Libreria Ibs+Libraccio, Ferrara Piazza Trento Trieste, alle 17,30, per il ciclo ” Percorsi nella Città e nell’Architettura”, Francesco Indovina, già docente di Analisi del Territorio presso lo IUAV DI Venezia e l’Università di Sassari presenta il suo libro Ordine e Disordine nella Città Contemporanea (Franco Angeli Editore, Milano). Intervengono Romeo Farinella e Marco Cenacchi di Unife.

L’oggetto del volume è il rapporto ordine/disordine nei processi di accrescimento urbano, con una riflessione iniziale su cosa si intenda per ordine urbano e sulle implicazioni fisiche e sociali di questa condizione. Il testo approfondisce come l’urbanistica attraverso i suoi strumenti possa affrontare il tema del rapporto ordine/disordine della città contemporanea. L’iniziativa è organizzata dal: Laboratorio di ricerca CITER del Dipartimento di Architettura di Unife con il patrocinio di ACER Ferrara – Azienda Casa Regione Emilia Romagna e rientra nell’ambito della presentazione di tre libri di recente pubblicazione che affrontano, da punti di vista particolari, diversi aspetti dell’architettura e dell’urbanistica contemporanea.

Perché le città, nonostante l’impegno profuso per dare loro un ordine, anche se di volta in volta codificato in modo differente, finiscono sempre per essere “disordinate”?
Da questa semplice domanda un albero problematico si offre agli occhi del lettore. Innanzitutto ci si interroga su cosa sia ordine e disordine in generale, e più in dettaglio su cosa si intenda per ordine urbano. Non soddisfa il riferimento a un ordine fisico: le città certo sono fatte di pietre, cemento, ferro, ecc., ma esistono solo in relazione alla presenza di uomini e donne.
Quando si parla di ordine urbano in realtà si intende un insieme fisico, sociale, culturale ed economico. Ma come se non bastasse, le città “cambiano”, cioè hanno un loro dinamismo. A questo punto si potrebbe sostenere che sarebbe molto improbabile che questo insieme di uomini e donne, di desideri e progetti, di invenzioni e storia, di culture non omogenee, di attività economiche in continua trasformazione, di saperi che si arricchiscono o che si impoveriscono, riuscisse a mantenere un ordine. Il disordine, in realtà, risulta elemento vitale per la città.
Ma la città può essere abbandonata al disordine? Certo che no! Il disordine va combattuto, sapendo che esso si ripresenterà, e che nel combatterlo la città può migliorare, soprattutto se si sono riconosciuti gli interessi che si avvantaggiano dell’ordine e quelli che si avvantaggiano del disordine. Gli strumenti di cui si dispone sono quelli della pianificazione, dei suoi metodi, dei suoi strumenti e delle sue realizzazioni.
Questa esplorazione viene fatta prima (Il principio d’ordine) analizzando quanto hanno scritto e teorizzato pianificatori e studiosi del territorio intorno all’ordine urbano; nella seconda parte (Il disordine) si pone attenzione a quali sono i meccanismi concreti che determinano situazioni di disordine; nella terza parte (L’azione) si riflette, infine, su come contrastare il disordine e con quali esiti.

A Unife progetto pilota che coinvolge tutto il personale tecnico amministrativo

Cronobiologia – Lavorare e studiare bene a Unife

L’anno 2017 è stato segnato, dal punto di vista scientifico in campo biomedico, dalla attribuzione del premio Nobel per la Medicina e la Fisiologia ai tre ricercatori statunitensi che hanno dedicato oltre quarant’anni della loro vita allo studio dell’orologio biologico. L’Università di Ferrara, forte della sua tradizione di studiosi dedicati alla affascinante disciplina dello ‘studio del tempo’ (la cronobiologia), si presenta ora con un progetto innovativo ideato dal Comitato Unico di Garanzia all’interno del Tavolo Tecnico per il benessere lavorativo dell’Ateneo, integrato dalla consolidata esperienza nel campo del prof. Roberto Manfredini, direttore del Dipartimento di Scienze Mediche. Il progetto di ricerca, oggetto di assegno di ricerca finanziato dall’Ateneo e affidato alla Dott.ssa Elisa Bianchi, è intitolato ‘Lavorare e studiare bene a Unife’ ed e basato sui principi della cronobiologia.

Come afferma Manfredini: “Ogni attività dell’organismo umano non è fissa e immutabile, ma oscilla in maniera ritmica e prevedibile lungo l’arco delle 24 ore (il tempo necessario perché la Terra compia un completo moto di rotazione sul proprio asse). Questo ritmo si definisce ‘circadiano’, dal latino circa diem (all’incirca 24 ore, in realtà un poco di più di 24 ore). L’alternanza fra luce e buio, giorno e notte, da quando esiste la vita sulla Terra rappresenta il grande agente regolatore, o ‘sincronizzatore’. Le informazioni sui ritmi biologici sono contenute ed ereditate con il DNA, ma possono poi verificarsi degli adattamenti e delle modificazioni per cause ambientali, sociali, lavorative. Ognuno di noi, poi, è caratterizzato da una sua preferenza individuale circadiana, definita ‘cronotipo’. Chi si sente a suo agio già appena sveglio (mattutino o allodola), chi invece non andrebbe mai a letto la notte (serotino o gufo). Ma provate a tenere sveglia una allodola la sera, o svegliare un gufo la mattina, vedrete che fatica… “ Ebbene – sottolinea Manfredini – , conoscere le proprie preferenze circadiane individuali e vivere in armonia con i ritmi del proprio corpo può indubbiamente aiutare a vivere, dormire e sentirsi bene nel proprio quotidiano, anche sull’ambiente lavorativo”.

Nei giorni scorsi oltre cinquecento dipendenti tecnico-amministrativi dell’Ateneo hanno partecipato a un breve seminario esplicativo tenuto dal prof. Manfredini, per poi compilare (su base del tutto volontaria) dalla propria postazione personale in ufficio i questionari del cronotipo, della qualità del sonno e della vita, i cui punteggi verranno poi messi a confronto. Dopo questa prima fase, sarà possibile identificare alcuni uffici che potrebbero adottare orari un poco più flessibili sulle base dei cronotipi individuali e verificare l’impatto sul benessere personale, sulla qualità del sonno e di vita. Esperienze già portate a termine in altri stati Europei e negli Stati Uniti hanno dato risultati molto positivi.

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UNIVERSITA’ DI FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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