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Venerdì 17 novembre alle 18.00

Presso la storica sala dell’Oratorio San Crispino libreria Ibs+Libraccio di Ferrara

In collaborazione con GialloFerrara

Federico Varese presenta Vita di mafia Einaudi

Dialoga con l’autore Benedetta Tobagi

vita di mafiaChi sono i mafiosi e come funzionano le loro organizzazioni? Federico Varese, studioso di fama internazionale della criminalità organizzata, ha scritto un reportage che ci fa entrare nel profondo di Cosa Nostra, della mafia italo-americana, della mafia russa, della Yakuza giapponese e delle Triadi di Hong Kong. Per inseguire le storie che racconta ha viaggiato in Russia, Cina, Grecia, è stato a Dubai e si è avventurato nel Nord della Birmania. Con la passione del giornalista investigativo e lo scrupolo dell’accademico, Varese scopre alleanze segrete tra ’Ndrangheta e gruppi georgiani, traccia le nuove rotte della droga e racconta la presenza della mafia russa in Grecia. Per la prima volta parla apertamente dei criminali che ha incontrato nella Russia negli anni Novanta. In un capitolo esplosivo, esplora come le mafie, in Asia e America latina, sono diventate uno stato. Da queste pagine emergono personaggi che spesso commettono errori, vengono imbrogliati, e finiscono ammazzati o in galera. Senza dubbio i mafiosi non sono superuomini infallibili, ma Varese scopre quello che rende queste organizzazioni temibili e durature: tutte hanno un rito di iniziazione di ispirazione religiosa, regole di comportamento codificate, una struttura gerarchica ma flessibile, e tutte mostrano una diffidenza profonda verso l’amore tra uomo e donna. Le mafie intrecciano rapporti con la politica e a volte cercano di farsi esse stesse stato. Nel capitolo conclusivo, l’autore racconta poi come le mafie uccidono e come noi possiamo sconfiggerle.

Federico Varese è professore di criminologia all’Università di Oxford. Presso Einaudi ha pubblicatoMafie in movimento nel 2011. È anche autore di The Russian Mafia (2005). Collabora con il «Times Literary Supplement» e, in Italia, con «La Stampa». Ha scritto anche per «Lo Straniero», «Belfagor», «Internazionale», «Narcomafie» e «Corriere della Sera — La Lettura». Suoi testi sono apparsi anche su «The New York Times», «The London Review of Books», «Dissent Magazine» e su numerose riviste scientifiche. I suoi libri hanno ricevuto diversi premi.

Per ulteriori informazioni consultare il sito federicovarese.com

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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