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da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna

“Il prefetto ci ha chiesto una mano per l’allestimento di alcune tende solo per 48 ore. L’Emilia-Romagna fa la sua parte nel sistema di assegnazione, e non intende superare la quota che le spetta su base nazionale”.

“In Emilia-Romagna sinora non si sono registrate molte tensioni, né tantomeno invasioni di massa, perché il sistema di accoglienza organizzato su piccole strutture e su un’elevata rotazione ha funzionato. Il prefetto, che ha competenza esclusiva sul tema immigrazione, ci ha chiesto una mano per l’allestimento di alcune tende solo per 48 ore. Gli allestimenti temporanei sono stati utilizzati in molte città e regioni, e non siamo certo i primi. Parliamo peraltro di popolazioni che assai difficilmente rimarranno in Italia”. Così Elisabetta Gualmini, vicepresidente della Regione e assessore alle Politiche di Welfare, risponde alle accuse della Lega nord, riprese da agenzie di stampa.

“Spiace dover ricordare alla Lega – prosegue Gualmini – un semplice concetto statistico che continuo a ribadire in ogni mia dichiarazione pubblica: l’Emilia-Romagna fa la sua parte nel sistema di assegnazione per quote di profughi, peraltro messo a punto dal governo di centro-destra e dall’allora ministro Maroni nel 2011, e non intende superare la quota che le spetta su base nazionale, pari al 6% del flusso totale degli arrivi. E’ evidente che se aumenta il totale degli arrivi, aumentano anche i profughi che arrivano da noi, sempre però nell’ambito del nostro 6% e delle ripartizioni che spettano anche alle altre Regioni. Siamo persone serie e responsabili; non possiamo accogliere tutti, ma per emergenze di 1-2 giorni non scappiamo e rispondiamo. Soprattutto di fronte a flussi temporanei di migranti. C’è da auspicare però che il governo provveda a far rispettare a tutte le Regioni le assegnazioni prestabilite, tramite un’azione coordinata delle prefetture. In caso contrario, come nel 2011, si dichiari lo stato di emergenza umanitaria e si prendano provvedimenti conseguenti. Le Regioni – conclude Gualmini – non possono fare tutto da sole; c’è un limite anche all’accoglienza”.

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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