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Da: Istituto di storia contemporanea Ferrara

Un evento di particolare significato per rendere omaggio a un maestro del cinema che ha fatto conoscere nel mondo la nostra città attraverso la sua passione e il suo impegno dietro la macchina da presa. Sarà infatti tutta dedicata a Florestano Vancini, in occasione dei dieci anni dalla sua scomparsa, avvenuta il 18 settembre 2008, la serata organizzata dall’Istituto di Storia Contemporanea in collaborazione con il Comune di Ferrara e con il contributo del Comitato nazionale Celebrazioni del Centenario della nascita di Giorgio Bassani, che vedrà la proiezione del capolavoro del regista ferrarese, La lunga notte del ‘43, in Corso Martiri della Libertà, lungo il muretto del Castello Estense dove saranno allestiti il maxischermo e circa quattrocento posti a sedere. L’appuntamento è per domani, sabato 15 settembre, alle 21, mentre in caso di maltempo la visione avrà luogo dentro il teatro comunale “Claudio Abbado”. In apertura interverranno il sindaco Tiziano Tagliani, Daniele Ravenna, il docente Alberto Boschi dell’Università di Ferrara, la figlia del regista Gloria Vancini e coordinerà Anna Quarzi.
Fu un episodio sanguinoso, il primo eccidio di guerra civile a cui il giovane Florestano, all’epoca diciasettenne, assistette con sgomento, tanto da rievocare quel doloroso ricordo attraverso il racconto “Una notte del’43” di Bassani oltre un decennio dopo. Il lungometraggio non ebbe vita facile: subì diverse pressioni durante la realizzazione per via della tematica affrontata ancora assai sensibile durante gli anni Cinquanta: italiani che uccidono italiani. Nonostante le difficoltà, il film arrivò nelle sale nel 1960 ottenendo un grande successo e il premio opera prima alla Mostra del Cinema di Venezia di quell’anno.
La passione civile e l’amore per la storia di Florestano Vancini ha influenzato buona parte dei suoi lavori, si pensi a Il delitto Matteotti del 1973, a Bronte: cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato (1972), o ancora La neve nel bicchiere (1984) o l’ultimissimo omaggio alla sua Ferrara nel 2005, E ridendo l’uccise, un amaro viaggio tra ipocrisie e vendette nell’epoca estense. Seppe anche precorrere i tempi: esempio ne è Le stagioni del nostro amore (1966), un intreccio tra storia personale del protagonista e storia collettiva che mette in risalto lo scialbare delle speranze giovanili nate dalla Resistenza. Pochi mesi prima di morire, il 16 maggio del 2008, ricevette dall’Università di Ferrara la laurea honoris causa in Filosofia, fu l’ultimo saluto alla sua città. In quell’occasione pronunciò una lectio magistralis, dal titolo eloquente “La storia come passione civile”, incentrata sulle sue origini familiari che sono strettamente collegate alla storia del nostro territorio: «So che alla radice del mio lavoro, compiuto o incompiuto, c’è il mondo in cui sono nato. […] Mio padre aveva una convinzione: che tutti i guai del mondo derivassero dall’ignoranza e della propria era assolutamente consapevole. Non conosceva la parola ‘cultura’, usava la parola ‘istruzione’. […] Per questa convinzione voleva che i suoi figli e i suoi nipoti che ne avessero ancora la possibilità si istruissero, anche a costo di sacrifici».
Durante la serata sarà possibile acquistare in anteprima la versione aggiornata della sceneggiatura originale de La lunga notte del ’43 (La Carmelina), curata dall’Istituto di Storia Contemporanea e già pubblicata nel 1993 in occasione del cinquantesimo anniversario dell’Eccidio Estense per i tipi di Liberty House.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

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Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

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