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ernestecelestineHo sempre adorato i cartoni animati e, in particolare, quelli con un’anima. Se poi la delicatezza di questa si unisce a quella dei tratti, il film d’animazione diventa un’esperienza unica. E’ il caso, sicuramente, di ‘Ernest & Celestine’, un capolavoro franco-belga uscito in Italia nel dicembre 2012 e recentemente riproposto alla televisione. Con le voci di Claudio Bisio e Alba Rohrwacher, diretto da Stéphane Aubier, Vincent Patar e Benjamin Renner, il film è basato sulla omonima serie di libri per bambini scritta dalla disegnatrice belga Gabrielle Vincent (il cui vero nome è Monique Martin, nata a Bruxelles il 9 settembre 1929). La sceneggiatura è stata scritta dal grande Daniel Pennac.
Non è solo la storia dell’incontro di due personaggi, che, nei fumetti, vivono numerose avventure. Qui si tratta di bellezza della vita. Chi ha detto che l’amicizia tra un orso e un topolino è vietata, scandalosa e impossibile? Chi mai potrà impedire che un legame forte si instauri fra esseri tanti diversi? Nel sottosuolo della città degli orsi si sviluppa il mondo dei topi: due civiltà, sostanzialmente simili, che si osteggiano e si ignorano a vicenda, che si guardano storto l’una con l’altra, che mal si tollerano.
Ernest è un imponente orso solitario che vive in campagna, nella sua casetta dal camino fumante, e che si reca in città solo per racimolare qualche soldo facendo il suonatore ambulante. Sogna di fare l’artista, magari il clown-musicista, lui che proviene da una famiglia di giudici. Ma non è un orso fortunato, non canta nemmeno tanto bene. Celestine, invece, è una topina orfanella che, nonostante viva in un ambiente dove gli orsi sono sempre presentati come ostili, scontrosi, malvagi, duri e cattivi, cresce con l’idea che un’amicizia con loro sia possibile. E pensando questo, li disegna amorevolmente, nell’ombra della sua cameretta.


Celestine vorrebbe fare la pittrice, anche se la comunità di topi la vuole una dentista. Per fare questo, di notte, bisogna recarsi nel mondo degli orsi e prendere, per gli anziani roditori, i dentini che gli orsacchiotti pongono sotto il cuscino, in attesa del sospirato premio. Come non ricordare il dentino che da bambini mettevamo sotto il bicchiere in attesa del soldino del topolino.
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Una notte, però, l’arguta Celestine viene scoperta dagli orsi adulti e inseguita a suon di scopa. Che paura… Scappando si imprigiona in un cestino e viene trovata la mattina seguente da Ernest, in cerca di cibo. Celestine per ringraziarlo, lo fa entrare in un negozio di dolciumi, lui che ne è tanto ghiotto. È così che, anche in seguito a tante altre spassose peripezie, i due diventano amici, ma sono pur sempre ricercati dalla polizia dei due mondi. Furgoni, sirene, fughe, inseguimenti animano lo schermo. Alla fine, i due si rifugiano, per passare l’inverno, nell’accogliente casa di Ernest, in fondo al bosco, sepolti da una coltre di neve, al caldo del camino e circondati da disegni, fogli e matite colorate. Il tepore della primavera, però, scioglie la neve che li protegge e i due amici, diventati ormai inseparabili, vengono scoperti e portati in tribunale: Ernest in quello dei topi e Celestine in quello degli orsi. I due tribunali si trovano proprio uno sull’altro e, il caso vuole che entrambi vengano stretti dalla morsa di un pericoloso incendio. Ernest e Celestine salveranno tutti, convincendo che un’amicizia, o quanto meno una collaborazione, tra i due mondi è possibile. E che la loro separazione è detestabile, impossibile, impronunciabile, inaccettabile, sempre avvolti da tinte di acquerello calde e delicate. Disegni meravigliosi, oltre che dialoghi e sentimenti davvero toccanti, che scompigliano e mandano a gambe all’aria ogni ordine e preconcetto prestabiliti. Rivolta contro ogni società rigida, fredda e chiusa. Storia deliziosa, per tutte le età.

49332Ernest e Celestine, di Stéphane Aubier, Vincent Patar, Benjamin Renner, Francia-Belgio-Lussemburgo, 2012, 80 mn.

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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