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Cosa incarna meglio il concetto di sostenibilità ambientale e di economia circolare delle ruote di una bicicletta? Senza contare che siamo a Ferrara. E la metafora vale ancor di più se al posto della ‘b’ mettiamo una ‘r’, come riciclo, rigenerazione, riuso, riscatto sociale. Ecco tutto ciò che si cela in una r-icicletta.
Che cos’è una r-icicletta? Presto detto: è una bicicletta pronta da usare, oggetto prezioso per eccellenza a Ferrara, ma che porta con sé un duplice valore aggiunto: è stata rigenerata oppure alcune delle sue parti provengono da biciclette non più utilizzabili, scarti a cui viene ridata nuova vita attraverso il lavoro di meccanici esperti che collaborano con persone alla ricerca di nuove opportunità di inserimento nel mondo del lavoro e della socialità, grazie alla legge 381 del 1991. Ecco perché la Regione Emilia Romagna pochi mesi fa ha assegnato alla Cooperativa Sociale il Germoglio, che ha ideato e gestisce il progetto Ricicletta, il premio come Innovatori responsabili, nella categoria “L’impresa per la crescita e l’occupazione”.

Il luogo dove le bicilette tornano a vivere e si trasformano in riciclette sono le Officine di via Darsena, accanto all’Ex-Mof. Il colpo d’occhio non lascia certo indifferenti e solo a Ferrara, la città delle biciclette, può esistere un posto con così tante bici tutte insieme. A guidarci è Alessandro, educatore insieme ad Amelia: da una parte le riciclette in vendita e più avanti quelle a noleggio, “grazie anche alla collaborazione con Itinerando, arriviamo a noleggiarne fino a novanta alla volta, lavoriamo in particolare con le scuole o i gruppi turistici”. Dall’altra parte, tutti i componenti, nuovi o recuperati. Qui ogni pedale, ogni ruota, ogni catena ha una sua storia. “Tutto è tracciato”, sottolinea Tania, responsabile del settore mobilità della Cooperativa sociale Il Germoglio. “Non c’è solo l’eticità del progetto di inclusione sociale. La legalità è un altro valore aggiunto delle riciclette: si ha la sicurezza che nessun componente abbia una provenienza dubbia, perché quando ci vengono donate una o più bici vecchie, chiediamo di firmare un atto di donazione e un documento di identità”. “Capita anche che venga riconosciuta una cifra a fronte della donazione – spiega Tania – Può diventare uno sconto sull’acquisto di una nostra ricicletta, ma in realtà per noi è il riconoscimento dell’adesione al nostro progetto: donandoci il proprio mezzo si evita che questo diventi un rifiuto e si permette il suo riutilizzo, attraverso il suo recupero o il riciclo delle sue parti ancora in buono stato. E’ capitato anche che, in caso di donazioni di più biciclette da parte di una stessa persona, le riconoscessimo anche il titolo di nostro ‘testimonial ufficiale’”, scherza Tania.
E testimonial ufficiale è sicuramente anche il demolitore Giorgio Trevisani di Migliarino, che collabora con le Officine Ricicletta dal settembre scorso e che ha deciso di rispondere all’appello della squadra del Germoglio, anche se questo per lui significa un po’ di lavoro in più, perché “deve separare le bici dal resto dei rottami” e finché non lo ha fatto non può usare il braccio meccanico per spostare i carichi che arrivano in azienda, spiega la sua collaboratrice Silvia. “Siamo molto soddisfatti: fino a ora abbiamo consegnato alle Officine Ricicletta circa quaranta bici. Abbiamo deciso di collaborare con Il Germoglio perché pensiamo sia giusto rigenerare i mezzi ancora utilizzabili e recuperare i componenti non danneggiati, evitando che tutto ciò diventi rifiuto”.

Poi tocca ai meccanici e alle persone che lavorano alle Officine di via Darsena, attraverso tirocini o percorsi di inserimento lavorativo. Dalle loro mani nascono le riciclette, fino a oggi circa 2.100: recuperando bici recuperano loro stessi, la dignità e la felicità che scaturiscono dal vedere il proprio lavoro riuscito.
Mostrando nella rastrelliera una ricicletta da uomo nera lucente, pronta per essere venduta, Alessandro afferma orgoglioso, proprio come un vero meccanico: “Ogni ricicletta che esce da qui ha fatto un check-up completo e meticoloso. Riusciamo a recuperarne anche due tre al giorno”.
Nel laboratorio c’è Angelo, lavora qui ormai da sei anni, tre di tirocinio e tre da dipendente. “Allora ormai sei un meccanico provetto!”, scherziamo, “No no! Magari!”, esclama e poi aggiunge stando allo scherzo: “Ci provo… diciamo che fino a ora nessuno è mai tornato indietro lamentandosi per la bici rotta!” Angelo ha 33 anni, gli occhi neri e buoni e un sorriso contagioso, è di etnia rom, quando ha finito l’istituto agrario gli è stato proposto di iniziare il tirocinio qui alle Officine Ricicletta e ora, dopo sei anni, sembra aver trovato la sua strada verso un domani più scorrevole. “Il lavoro mi piace, le biciclette mi piacciono, soprattutto il fatto di rigenerarle, e poi è bello stare a contatto con le persone, i miei colleghi e i clienti”. Ci parla mentre lavora a una ruota, il telaio della bicicletta è montato sul supporto, non si può permettere di fermarsi perché questa settimana è lui l’unico meccanico delle Officine: “ho un sacco di lavoro da fare”.
Le Officine Ricicletta offrono servizio non solo di recupero e di vendita (con ritiro e consegna in qualsiasi parte della città e della provincia), ma anche di marchiatura e di noleggio di diversi tipi di mezzi, compresi risciò, tandem, bici-taxi e le tre cargo bike gestite per conto del Comune. Infine, il servizio di manutenzione e riparazione; e proprio come accade con ‘al biciclar’, anche fra i meccanici delle riciclette e i clienti “si crea un rapporto di fiducia e nel tempo c’è una vera e propria fidelizzazione”, affermano Tania e Alessandro.

Naturalmente le riciclette, oltre al valore sociale, contengono anche un forte impegno ecologico, non solo nel riutilizzare ciò che altrimenti sarebbe rifiuto, ma anche nell’incentivare l’uso delle due ruote come mezzo di mobilità sostenibile. Ecco perché un paio di riciclette può essere un dono di nozze più che adatto per due sposi ferraresi: “Non più di un mese fa due promessi sposi hanno avuto l’idea di fare come lista nozze una donazione al Germoglio e in cambio abbiamo deciso di regalare loro due riciclette”, ci ha raccontato Tania. Ed ecco perché Il Germoglio – anche grazie alla collaborazione con i volontari di Irregolarmente – ha fornito riciclette a diverse associazioni del territorio, come il Centro donne e giustizia o Viale K, oppure le ha date a noleggio in occasione di particolari iniziative, come Interno Verde, la due giorni per giardini organizzata da Il turco. L’ultima in ordine di tempo è il concorso ‘In prima fila con Ricicletta’: in palio una ricicletta estratta a sorte tra tutti gli spettatori dell’Arena Estiva Le Pagine di Parco Pareschi che ha appena iniziato la sua programmazione estiva. Per partecipare basta andare al cinema, conservare il biglietto d’ingresso e lasciare i propri contatti, scrivendo il numero del biglietto e il proprio indirizzo mail su un coupon, per essere avvisato in caso di vincita.

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di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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