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da: Istituto Storia Contemporanea Ferrara

Si svolgerà lunedì 15 febbraio, presso il Ridotto del Teatro Comunale di Ferrara, il convegno
internazionale di studi storici e storiografici Resistenza Ebraica in Europa – Jewish Resistance in
Europe, un importante evento internazionale nella nostra città.

L’iniziativa è stato promossa e organizzata da Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara, Memorial
de la Shoah di Parigi e Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah MEIS di Ferrara.
Il Comitato Scientifico – composto da Anna Quarzi (ISCO), Laura Fontana (Memorial de la Shoah)
e Alberto Cavaglion (Università di Firenze) – ha inteso porre in evidenza le molte fisionomie che la
“resistenza” degli Ebrei ha assunto durante i regimi nazista e fascista: organica partecipazione ai
movimenti resistenziali armati dei vari Paesi occupati, le lotte all’interno dei ghetti, la fuga, la
consapevole e lucida passività.

La panoramica che i diversi autorevoli relatori offriranno, prenderà il via dalla dimensione europea
– con le tre relazioni del mattino – per poi esaminare la dimensione italiana e quella locale – nel
pomeriggio.

Le prime relatrici, studiose di fama internazionale, affronteranno il tema analizzando la Resistenza
Ebraica in Francia (Il salvataggio degli ebrei e la Resistenza in Francia: dalla narrazione storica
alla storiografia – Rescue of the Jews and the Resistance in France: from History to
Historiography, Renée Poznanski, Ben Gurion University of the Negev, Beer Sheva, Israel), in
Germania (La Resistenza degli ebrei in Germania e il salvataggio degli ebrei – Resistance of Jews
in Germany and the Rescue of Jews, Beate Kosmala, German Resistance Memorial Center, Berlin,
Germany) e in Polonia (Combattenti ebrei a Cracovia durante l’occupazione nazista, nel contesto
della Resistenza ebraica in Polonia – Jewish Fighters in the nazi-occupied Kracow in the context of
the Jewish Resistance in Poland, Edyta Gawron, Krakow Jagellonian University, Poland).

Nel pomeriggio, sarà la storia italiana e ferrarese a fornire elementi per una ricostruzione degli
episodi che hanno caratterizzato il binomio Ebrei-Resistenza: Ebrei e Resistenza in Italia: una
questione storiografica aperta – Jews and Resistance in Italy: an open historiographical debate,
Alberto Cavaglion, Università di Firenze; La Resistenza di fronte alla persecuzione degli ebrei in
Italia – The Italian Resistance and the persecution of Jews, Matteo Stefanori, Università della
Tuscia, Viterbo; La partecipazione degli ebrei ferraresi alla Resistenza – Contribution of Jews to
the Resistance in Ferrara, Antonella Guarnieri, Responsabile Museo del Risorgimento e della
Resistenza di Ferrara.
I lavori avranno inizio alle ore 9:30 per interrompersi alle ore 13. Dopo una pausa, riprenderanno
alle 15, e si concluderanno con una tavola rotonda , dalle 17.30 alle 19, alla quale parteciperanno
Alberto Cavaglion, Edyta Gawron, Beate Kosmala, Renée Poznanski, coordinati da Liliana
Picciotto, Responsabile ricerca scientifica CDEC Milano.
L’importante appuntamento ha ottenuto il patrocinio della Regione Emila Romagna, del Comune di
Ferrara, dell’Università di Ferrara, della Comunità Ebraica di Ferrara, e la collaborazione di CDEC,
Milano e INSMLI, Milano.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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