Skip to main content

Per cogliere il significato della parola “empatia”, ci si può affidare a un dizionario: “la volontà e la capacità di un individuo di comprendere lo stato d’animo di un’altra persona”. Per capire cosa comporta l’ “empatia” si può però anche leggere un libro dello scrittore Erich Hackl, che vive tra Vienna e a Madrid.
Lontano da tutte le mode e dalle agitazioni letterarie, Hackl sta scrivendo ormai da molti anni una grande opera composta da tanti piccoli racconti di personaggi minori, dimenticati della storia. I suoi interventi politici pubblici forse possono essere paragonati a quelli di un Antonio Tabucchi, il suo stile letterario però si muove sul confine tra l’accurata ricerca giornalistica e l’immaginazione letteraria adoperata con cura. Ci sono perfino alcune affinità con la letteratura di Giorgio Bassani, accomunati dall’enorme empatia verso le vittime della storia.
Con grande attenzione ai dettagli, in un suo racconto Hackl ci descrive la vita di una vecchia comunista che aveva costruito una sorta di fortezza di discrezione attorno alla propria vita, solo per non rivelare i propri ideali. Possiamo imparare da Hackl come si può rivelare la biografia di una persona che durante la sua esistenza avrebbe sempre e sicuramente ripudiato questo tipo di attenzioni, evitando ogni sorta di voyeurismo imbarazzante. Hackl si avvicina ai personaggi dei suoi racconti con molta riservatezza, più per le stradine che per la via principale. Un ottimo esempio è Saluto per Elisabeth Freundlich, una scrittrice austriaca, con una vita incredibilmente commovente, rimasta totalmente sconosciuta al di fuori di un piccolo giro di amici e che morì in stato confusionale in una casa di riposo a Vienna.

I nomi delle cose è un meraviglioso necrologio, nel perfetto significato della parola “empatico”, non solo di una scrittrice deceduta, ma anche di un’intera cultura, di cui al giorno d’oggi, senza i ricordi letterari di Erich Hackl, non sapremmo niente. Uno storico, con la sua ricerca sobria, non potrà mai entrare così profondamente nel modo di pensare e di sentire delle persone che in passato avevano creduto ad un grande ideale, cosa che invece ancora e sempre riesce a Hackl nei suoi racconti. Ricordandosi di quei vecchi che a loro modo hanno combattuto per un mondo più giusto, più amichevole e più umano, forse talvolta anche caricandosi di colpe come alcuni comunisti dichiarati, Hackl si distanzia anche dal “disgusto dell’Austria” di alcuni dei suoi compagni scrittori. Non gli mancano gli attacchi contro la xenofobia, contro l’arbitrarietà spesso brutale della polizia e il populismo di destra, come ad esempio contro i Rom e gli emigranti in “Felix Austria”. Ma non si addentra nelle rumorose campagne pubbliche contro una presunta egemonia conservatrice e reazionaria in Austria. Hackl, piuttosto, con i suoi racconti vuole ricordare le persone che rappresentano un’“altra Austria”, persone che ad esempio hanno combattuto nella guerra civile in Spagna o contro nazionalsocialisti e fascisti durante la Resistenza, e sempre soprattutto per un’“altra Europa”. Si deve, ha scritto una volta, “restare fedeli alle speranze e ai sogni delle persone, ma non a quello che ne è diventato”.

[Traduzione dal tedesco all’italiano di Thomas Lietfien]

Addio a Sidonie di Erich Hackl. Trad. di Emilio Picco. – Milano, Marcos y Marcos, 1991, p. 156 
(Biblioteca germanica, 23) Tit. orig.: Abschied von Sidonie

Il caso Aurora di Erich Hackl. Trad. di Fernanda Mancini e Giusi Valent. – Milano, Marcos y Marcos, 1990, p. 160 (Biblioteca germanica, 18) Tit. orig.: Aurora Anlass

Sara e Simon di Erich Hackl. Trad. di Emilio Picco. – Milano, Marcos y Marcos, 1996, p.185 (Biblioteca germanica, 32) Tit. orig.: Sara und Simon

tag:

Carl Wilhelm Macke

È nato nel 1950 a Cloppenburg in Bassa Sassonia nel nord-ovest della Germania. Oggi vive a Monaco di Baviera e il piu possibile anche a Ferrara. Lavora come scrittore e giornalista. E’ Segretario generale della rete globale “Giornalisti aiutano Giornalisti (www.journalistenhelfen.org) in zone di guerra e di crisi, e curatore dell’antologia “Bologna e l’Emilia Romagna”, Berlino, 2009. Amante della pianura.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it