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Da Coordinamento Nazionale Dei Docenti Della Disciplina “Diritti Umani”

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti umani, in seguito alla ricorrenza del 26 luglio, giorno del suicidio di Rita Atria, testimone di giustizia, intende ricordare l’alto senso civico e la grande forza morale con cui questa coraggiosa e giovane donna ha affrontato il mondo malavitoso che la circondava e l’omertà cieca di cui era succube il territorio di Partanna. Oggi la sua storia è nota ed è un esempio per tutti, in quanto Rita, una ragazza non ancora maggiorenne, nonostante fosse vissuta in un clima di disprezzo verso le istituzioni e totale sudditanza nei confronti della “famiglia”, ebbe la forza di diventare testimone di giustizia per il giudice Borsellino, consentendo molti progressi alle indagini relative ai fenomeni mafiosi di Partanna, Sciacca e Marsala. Lo spietato assassinio del magistrato Borsellino ha talmente provato la sua sensibilità da indurla a un gesto estremo, il suicidio, accompagnato da una sorta di testamento civico: “Ora che è morto Borsellino, nessuno può capire che vuoto ha lasciato nella mia vita.Tutti hanno paura ma io l’unica cosa di cui ho paura è che lo Stato mafioso vincerà e quei poveri scemi che combattono contro i mulini a vento saranno uccisi.
Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c’è nel giro dei tuoi amici, la mafia siamo noi ed il nostro modo sbagliato di comportarsi.Borsellino, sei morto per ciò in cui credevi ma io senza di te sono morta.”
Rita con grande lucidità aveva colto gli aspetti più significativi e difficili di un’autentica lotta alla mafia. A pensarci bene tutto ciò che non rientra tra i “diritti” di un cittadino, ma è afferente a quel mondo oscuro e limaccioso dei “favori”, costituisce l’anticamera della mafia. Eppure scavalcare gli altri nella ricerca di un posto di lavoro senza qualifiche o ricevere privilegi particolari affascina ancora troppe persone. Mentalità mafiosa è pretendere quello che gli altri cercano di ottenere legalmente. Si dovrebbe riflettere su tutto questo.
A nostro avviso, occorre sensibilizzare i giovani, in quantola legalità assume una sua funzione quando si estrinseca in consapevolezza dei principi che determinano la coesistenza tra comunità d’individui sempre più ampie, articolatenonchécorrelate e implica anche l’interiorizzazione di norme compartecipate, che non rappresentano un obbligo, bensì l’anima della nostra democrazia. Per tanto è doveroso salvaguardare, fin dalla più tenera età, i cardini della legalità e dei diritti umani, in modo che possano radicarsi nella coscienza collettiva e diventare automaticamenteil viatico per una scelta di vita responsabile e dignitosa.
Riteniamo fondamentale, inoltre, promuovere quanto previsto dall’art. 1, comma 7 della legge n. 107/2015,che sottolinea tra gli obiettivi formativi prioritari alla lettera d) i seguenti aspetti:”sviluppo delle competenze in materia di cittadinanza attiva edemocratica attraverso la valorizzazione dell’educazione interculturale e alla pace, il rispetto delledifferenze e il dialogo tra le culture, il sostegno dell’assunzione di responsabilità nonché dellasolidarietà e della cura dei beni comuni e della consapevolezza dei diritti e dei doveri, potenziamentodelle conoscenze in materia giuridica ed economico-finanziaria e di educazione all’imprenditorialità”. Consideriamo ancora prioritaria l’iniziativa portata avanti dal MIUR in merito al Piano di educazione alla legalità, in vista degli obiettivi dell’Agenda 2030 e ci auguriamo che l’insegnamento del Diritto, come canale privilegiato di divulgazione dei valori della legalità, trovi ampio spazio in tutte le scuole di ogni ordine e grado.
Parliamo della storia di Rita e della sua voglia di cambiamento nelle scuole; accendiamo la luce dell’onestà nelle menti dei futuri cittadini.

prof. Romano Pesavento
Presidente Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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