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5 Febbraio 2018

Riflessioni elettorali

Tempo di lettura: 3 minuti


Cercare di fare un’analisi di questo panorama politico è abbastanza difficile, eppure è necessario per due motivi: primo, del tutto personale, voterò per la prima volta anche per il Senato, e tanti come me nati nel 1989; secondo, più generale, i nati nel nuovo millennio voteranno per la prima volta.

Ma nonostante ciò ho impiegato tempo per realizzare quello che sta succedendo. Oramai a qualche giorno dall’uscita ufficiale delle liste elettorali, se ne sono dette di ogni tipo: chi condanna questo o quello, chi apprezza quel gesto o un candidato. Tralasciando però le disamine ideologiche, ci sono dei dati oggettivi che ‘condannano’ apertamente se non tutti, sicuramente i maggiori schieramenti messi in campo. Cercare una qualsiasi logica elettorale è difficile leggendo alcuni nomi: si può partire dalle alleanze del Pd con Casini. Oppure si può parlare delle modalità con le quali il partito di centro sinistra ha praticamente cancellato le minoranze interne. Ma non è tutto: facendo un discorso ‘provinciale’, vedo campeggiare ancora quel cognome nella mia provincia tanto temuto, De Mita: è riuscito a entrare come candidatura. Non si tratta di Ciriaco, ma di Giuseppe, nipote prediletto dell’ex presidente del Consiglio, del quale lo zampino è evidente, come oramai evidente risulta essere la tendenza verso il centro di tutto il Partito Democratico.

Non che la storia possa dirsi diversa se si guarda a Liberi e Uguali: Pietro Grasso sembra essere stato messo lì come una figura che dovrebbe dare sicurezza di trasparenza, istituzionalità e, soprattutto, novità politica. Ma poi alle spalle sai che ci sono i vari Bersani e D’Alema, ed ecco che il sogno si infrange. Anni e anni di legislature alle spalle, anni e anni di politica e ancora a richiamare parole come ‘novità’. Passando agli altri schieramenti le cose non migliorano: ti puoi trovare Bossi bloccato a Varese, o gente come lo stesso Salvini, un giorno a favore dell’euro e ora fervido esponente per un ritorno al vecchio conio. E ho voluto volontariamente tralasciare alcune candidature del suo schieramento che dire discutibili è dir poco. Non posso non presentare, a chi vota per la prima volta, un personaggio che ha segnato 20 anni della mia (nostra) vita: Silvio Berlusconi. E con lui di nuovo in lizza candidati come Gasparri, Gelmini, Brambilla. Quasi a dover rimpiangere Razzi e i suoi viaggi in Corea.

Il partito che entrerà (sicuramente) in Parlamento, per concludere, sarà il Movimento 5 Stelle. Su di loro non mi pronuncio, ma avendo letto i nomi dei candidati, le loro idee e avendo seguito questo movimento dagli albori, posso dire una sola cosa: mi spaventa. Mi spaventa per la totale dogmaticità dei comandi di personaggi come Casaleggio e Grillo, mi spaventa per i contenuti assolutamente irrealizzabili, mi spaventa per le idee dei suoi appartenenti, da persone che non credono all’atterraggio sulla luna, a chi crede nelle sirene e pensa che il N.o.a.a. sia un’agenzia per tenerle nascoste, fino ad arrivare a chi pensa che i vaccini siano uno strumento per il controllo della popolazione. Senza tralasciare poi l’assoluta fede fondamentalista di molti suoi adepti, assolutamente estranei al confronto civile, soprattutto sui social. E’ questo quindi il panorama che si sta presentando ai neo elettori, ai quali va il mio pensiero in questo momento, a chi dovrebbe avvicinarsi per la prima volta alle urne, a chi vive nel pieno della rivoluzione tecnologica, del mondo iperconnesso. Avere invece la certezza di candidati che parlano di barriere, confini, razze, o ipocritamente di novità con alle spalle decenni di politica, mi fa cedere nel pensiero assolutamente negativo che, anche questa volta non perderà nessuno, con tipico costume italiano, ma a vincere, in assoluto, sarà uno solo: l’astensionismo.

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Jonatas Di Sabato

Giornalista, Anarchico, Essere Umano

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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