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Da Ripartizione Marketing e Comunicazione Unife

Come riaffermare una strategia di pace e disarmo? A partire da questa domanda, il giorno 19 aprile 2018, si discuterà di guerra e conflitti contemporanei nel corso della Giornata di studi “Riparare il mondo. Le strategie della pace, le vie del disarmo e il paradigma della vulnerabilità”, in programma presso la Sala Consiliare del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Ferrara, dalle ore 10 alle ore 17.

L’incontro nasce dalla collaborazione tra più centri di ricerche e associazioni (Fondazione Lelio e Lisli Basso, Centro Jura Gentium, Laboratorio Macro, Gruppo di lavoro sulla soggettività delle donne, CRID – Centro di ricerche su discriminazione e vulnerabilità) e si inserisce nell’ambito del progetto di ricerca di rilevante interesse nazionale (PRIN 2015) sulla nozione di vulnerabilità che vede l’unità di Ferrara come capofila.

La mattina interverranno, in qualità di esperte/i in tema di traffico di armi, nuove guerre e retoriche belliciste, Monica Massari, Alberto Castelli e Valeria Verdolini, rispettivamente delle Università di Napoli, Ferrara e Milano.

Nel pomeriggio parteciperanno alla tavola rotonda Franco Ippolito, della Fondazione Basso, Daniele Lugli, del Movimento Nonviolento, Christian Ponti, dell’Osservatorio sulla criminalità organizzata di Milano, e Olivia Guaraldo del Centro H. Arendt di Verona.

Coordineranno i lavori della mattinata Orsetta Giolo (Università di Ferrara) e quelli del pomeriggio Thomas Casadei (Università di Modena e Reggio Emilia – CRID).

Concluderà Luca Baccelli (Università di Camerino e direttore di Jura Gentium).

Obiettivo della giornata di studi è riporre l’attenzione della comunità scientifica e della società civile sui temi della pace e del disarmo, in un’epoca in cui sembra oramai impossibile rinunciare all’uso della violenza e delle armi nella gestione delle relazioni internazionali, come testimonia la drammatica cronaca di questi giorni sul conflitto siriano.

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UNIVERSITA’ DI FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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