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28 Marzo 2016

S.O.S. Occultismo

Tempo di lettura: 3 minuti


Brano: “God Of Thunder” dei Kiss

Sarà che sono frastornato dal ritorno dell’ora legale, sarà che oggi è Pasqua dell’Angelo ma oggi sono davvero preso bene da questa notizia: S.O.S. OCCULTISMO.
Speravo fosse un allarme legato al dilagare dell’estetica “esoterica” e/o “occulta” che da qualche anno appesta l’underground italiano ma invece mi devo accontentare di un semplice “corso per esorcisti rivolto a sacerdoti e laici”.
Mi sembra comunque una buona idea.
Potrei davvero partecipare e raccontare le mie esperienze.
Avevo solo 14 anni quando divorai in due giorni “I Giovani e l’Esoterismo”, vecchio libro cult del vecchio Carlo Climati.
All’epoca avevo appena scoperto i Led Zeppelin e c’ero sotto di brutto con tutte quelle storie delle sovraincisioni al contrario.
Devo ammettere che il libro mi fece parecchio ridere.
Era una cosa davvero folle e zeppa di luoghi comuni sul rock’n’roll e i cartoni animati che rovinano i giovani.
Ma il Climati, ovviamente senza volere, ci aveva visto lungo.
Perchè questa piaga dell’occulto incastrato là fra dieci virgolette e appiccicato su ogni disco vagamente psichedelico e molto italiano (cit.) ha davvero seccato la pianta.
Licio Gelli è morto e io voglio del rock’n’roll, non rivoglio Licio Gelli!
Solo i 13th Floor Elevators si potevano permettere certe cose, Cristo Santo.
Ecco perchè ho intenzione di presentarmi al corso e aprire gli occhi a ‘sti prelati.
E’ un atto politico.
In un momento come questo occorre riprendere la lezione della Resistenza, occorre un fronte comune.
Quindi dal 4 al 9 aprile ci vado io all’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum.
E vediamo se riesco a trapiantargli il Terzo Occhio a quelli là.
Racconterò la mia storia come si fa alle riunioni degli alcolisti anonimi e poi vuoterò il sacco spiegando per benino che Satana è noioso e la vera rogna è un’altra.
Che Satana si maschera sempre lo sanno bene.
Ma non sanno che il progressive è ben peggio e fa la stessa cosa: si ripresenta ogni volta con un nome nuovo.
E allora, visto che non voglio morire sepolto dall’insostenibile pesantezza del prog, oggi si va con una minaccia ai giovani che ben presto rimpiangeranno anche gli esorcisti.
Perchè si stava meglio quando si stava peggio e se 7 è il numero di Dio un 7 ripetuto è ancora meglio.
Buona Pasquetta.

Ogni giorno un brano intonato alla cronaca selezionato e commentato dalla redazione di Radio Strike.

 

Radio Strike è un progetto per una radio web libera, aperta ed autogestita che dia voce a chi ne ha meno. La web radio, nel nostro mondo sempre più mediatizzato, diventa uno strumento di grande potenza espressiva, raggiungendo immediatamente chiunque abbia una connessione internet.
Un ulteriore punto di forza, forse meno evidente ma non meno importante, è la capacità di far convergere e partecipare ad un progetto le eterogenee singolarità che compongono il tessuto cittadino di Ferrara: lavoratori e precari, studenti universitari e medi, migranti, potranno trovare nella radio uno spazio vivo dove portare le proprie istanze e farsi contaminare da quelle degli altri. Non un contenitore da riempire, ma uno spazio sociale che prende vita a partire dalle energie che si autorganizzano attorno ad esso.

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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