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Da ufficio stampa

Sabato 18 febbraio il Jazz Club Ferrara ospita il “trio laboratorio” guidato da una delle più importanti personalità della musica improvvisata ed del rock progressivo, Fred Frith. Ad accompagnare il celebre compositore, improvvisatore e polistrumentista inglese sono Jason Hoopes al basso elettrico e Jordan Glenn alla batteria.

Sabato 18 febbraio (ore 21.30) il Jazz Club Ferrara ospita Fred Frith, una delle più importanti personalità della musica improvvisata e del rock progressivo.

Un “trio laboratorio” si può definire quello imbastito, senza troppi preamboli, con il bassista Jason Hoopes ed il batterista Jordan Glenn, insieme ai quali il leader cospira alacremente in un’offensiva d’idee in cui non si risparmiano ardimenti tattici.

Inesorabile il pressing percussivo di Glenn, pronto a sovvertire regole e ruoli della sezione ritmica, in parte coadiuvato dalla forte corrente a note basse di Jason Hoopes capace di citazioni, tra cui quella radicale di Pastorius. Spiccatamente dotati nell’intessere frames di grande dinamicità evolutiva, i due concedono ampio margine attoriale al leader, dilagante nell’invenzione e nelle proprie esposizioni strumentali, ora ruggenti ora sideralmente remote, ora crudamente chitarristiche ora di possanza orchestrale quando non meta-strumentale.
Sentita riscossa insomma per il grande Frith, che ci rammenta in forma di panoramica l’ampio ventaglio di personalità influenti nella sua formazione chitarristica – da Pete Townsend a David Gilmour, da John McLaughlin all’affine Daevid Allen – esplicitando quanto egli ne abbia da tempo trasceso il dettato attraverso la propria personale ed eclettica visione.

Il compositore e polistrumentista inglese Frith deve la sua celebrità alla rivoluzione che portò nel modo di suonare la chitarra elettrica con i suoi soli a partire dal 1974. È stato autore e improvvisatore in diversi gruppi rock quali Henry Cow e facendo musica in studio di registrazione. Ha composto molti temi per spettacoli di danza e per film, e ha collaborato fra gli altri con Brian Eno, John Zorn, Ensemble Modern, Hieronymus Firebrain, Arditti Quartet, Robert Wyatt, Bang on a Can All Stars, Concerto Köln e Rova Sax Quartet.

Attualmente insegna improvvisazione libera al Mills College di Oakland (California) e alla Musik Akademie di Basilea. A lui è dedicato il celebre documentario “Step Across The Border” di Nicolas Humbert e Werner Penzel. 

INFORMAZIONI

www.jazzclubferrara.com

jazzclub@jazzclubferrara.com

Infoline 339 7886261 (dalle 15:30)

Prenotazione cena 333 5077059 (dalle 15:30)

Il Jazz Club Ferrara è affiliato Endas, l’ingresso è riservato ai soci.

DOVE

Torrione San Giovanni via Rampari di Belfiore, 167 – 44121 Ferrara. Con dispositivi GPS è preferibile impostare l’indirizzo Corso Porta Mare, 112 Ferrara.

COSTI E ORARI

Intero: 25 euro

Ridotto: 20 euro (la riduzione è valida prenotando la cena al Wine Bar, accedendo al solo secondo set, fino ai 30 anni di età, per i possessori della Bologna Jazz Card, per i possessori di MyFe Card, per i possessori della tessera AccademiKa, per i possessori di un abbonamento annuale Tper, per gli alunni e docenti del Dipartimento Jazz del Conservatorio “G. Frescobaldi” di Ferrara. Pari al 10% per i possessori di Jazzit Card)

Intero + Tessera Endas: 30 euro

Ridotto + Tessera Endas: 25 euro


NB
Non si accettano pagamenti POS

Apertura biglietteria: 19.30

Cena a partire dalle ore 20.00

Primo set: 21.30

Secondo set: 23.00

DIREZIONE ARTISTICA

Francesco Bettini

UFFICIO STAMPA

Eleonora Sole Travagli

e-mail: solejazzclubferrara@gmail.com ; press@jazzclubferrara.com

cell. + 39 339 6116217

Fred Frith Trio © Heike Liss Fred Frith Trio

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JAZZ CLUB FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

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