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Da Organizzatori

Per concludere l’anno scolastico della Scuola di Musica Moderna di Ferrara, nelle giornate di lunedì 12, martedì 13, mercoledì 14 giugno, si svolgeranno i saggi degli allievi nel piazzale antistante Palazzo Savonuzzi in via Darsena 57; verrà montato il palco e le formazioni più numerose si potranno esibire fin dalle ore 20,30. Saranno tre giornate di festa sul fiume ad ingresso libero che saranno da complemento alla programmazione musicale “Un Fiume di Musica” sempre curata ed organizzata dalla Scuola di Musica Moderna-Associazione Musicisti di Ferrara in collaborazione con il consorzio Wunderkammer, ed il pubblico oltre ad avere la possibilità di sedersi (verranno collocate 200 sedie) potrà anche usufruire del punto di ristoro che è attivo nelle serate aperitivo.
In questi tre giorni si avrà la possibilità di ascoltare più di 60 brani suonati da circa 200 allievi dei 700 che frequentano la Scuola di Musica Moderna oltre al coro formato da una cinquantina di persone e l’AMF Brass Band di 21 elementi; i brani più significativi e suonati meglio verranno scelti per la scaletta proposta sul palco di Ferrara Sotto le Stelle in piazza Castello il 7 luglio.
I generi suonati nelle tre giornate andranno dal jazz al blues al rock all’hard rock, al metal, al country al bluegrass al pop, insomma ce ne sarà per tutti i gusti.
Le tre giornate saranno la chiusura dei molti saggi della scuola visto che le formazioni meno numerose e con esigenze musicali diverse, si sono esibite nei giorni precedenti nell’aula magna Stefano Tassinari della Scuola di Musca Moderna; in queste occasioni abbiamo avuto modo di ascoltare gli allievi di violino dell’insegnate Julie Shepherd, di batteria e percussioni degli insegnati Lele Barbieri e Flavio Piscopo, di pianoforte degli insegnanti Alessandra Gavagni, Ludovico Bignardi e Corrado Calessi, di flauto, propedeutica e canto dell’insegnante Ambra Bianchi, di chitarra degli insegnanti Lorenzo Pieragnoli e Roberto Poltronieri, di canto delle insegnati Rossella Graziani e Viviana Corrieri, di sax e clarino dell’insegnante Stefania Bindini e di tromba dell’insegnate Riccardo Baldrati, coadiuvate dalle classi di basso di Andrea Taravelli, di batteria di Lele Barbieri e Daniele Tedeschi, di pianoforte di Ricky Scandiani di fisarmonica di Ludovico Bignardi di chitarra di Roberto Formignani; altri undici appuntamenti musicali con ricche scalette che hanno spaziato dalla musica classica al pop, portando sul palco tantissimi altri allievi e che hanno visto come protagonisti anche i piccoli musicisti in erba (dai 5 ai 10 anni) dell’AMF Young Band

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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