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Un’ex pubblicitaria al servizio dei cani randagi rumeni. E’ capitato per amore e per sconforto. Dopo un viaggio in Romania, dopo aver visto bestiole, grandi e piccole, adulte, cucciole, anziane travolte dalle auto senza nemmeno un tentativo di frenata, avvelenate, maltrattate, catturate con la cattiveria dell’ignoranza e tanti altri orrori figli della miseria di una società meno progredita. “Sono andata come volontaria per portare aiuto, quel che ho visto era molto peggio di quanto mi avevano raccontato”, spiega Sara Turetta, fondatrice e presidente di Save the Dogs, associazione onlus impegnata da anni in un progetto integrato che va dalla sterilizzazione dei randagi alla loro adozione all’estero all’assistenza veterinaria fino a un programma di educazione nelle scuole di due città Cernavoda e Medgidia, due roccaforti dell’impegno animalista.

La Turretta è ospite dell’iniziativa “Quattro zampe nell’oasi” in programma domenica 4 maggio dalle 11 alle vallette di Ostellato, dove il sindaco Andrea Marchi aprirà la giornata pensata per dare una mano, in questo caso una zampa, ai randagi della Romania. La giornata prevede un percorso di agility dog e per chi lo desidera il pranzo, anche vegetariano, da prenotare obbligatoriamente al numero 0533 680983. Parte degli incassi, rende noto la cooperativa Atlantide che ha collaborato con il Comune e il ristorante dell’oasi alla realizzazione di Quattro zampe nell’oasi, saranno devoluti a Save the Dogs per sostenerne il lavoro, chi poi è sensibile al tema può sempre versare all’associazione il suo 5 per mille (CF. 97394230151). “E’ un’iniziativa che apprezziamo moltissimo”, dice la Turretta nel raccontare un’esperienza in continuo divenire. “Il mio primo contatto con la realtà rumena ha ridisegnato le priorità della mia vita e così da ambiziosa pubblicitaria mi ci sono trasferita per quattro anni in Romania ”, racconta.

Tutto è cominciato con la sterilizzazione a tappeto nell’ambito di un fenomeno di randagismo endemico. In Romania, dove sono ricominciate le mattanze di animali tra le proteste europee e delle associazioni animaliste locali, si stima la presenza di 2 milioni di randagi. E’ il peggior caso del vecchio continente. In anni di impegno, sostenendo un costo annuale di 670 mila euro l’anno provenienti da donazioni, Save the dogs, fondata nel 2005, ha sterilizzato 24 mila cani e gatti, ne ha fatti adottare 6mila soprattutto in Italia e nel nord Europa, ha aperto un canile a Medgida e un rifugio modello a Cernavoda “Footprint of joy”, dove si accolgono anche gli asini ‘in età da pensione’ che come i cavalli attempati farebbero una brutta fine. “Il contesto socio-culturale è dominato dal degrado e dove il welfare non funziona per gli umani, gli animali sono meno di niente. Sono un lusso che in pochi si permettono, anche chi ha padrone viene abbandonato per la strada – racconta – faccio un esempio, a estate finita, quando il raccolto non ha più bisogno di essere protetto dalla guardia di un cane, gli animali vengono lasciati al loro destino, alla strada, alla fame, lo vediamo dal segno del collare”. E alla doppietta di chi considera i cani alla stregua di ratti infestanti.

“Eliminarli non serve a nulla – continua – Si libera spazio per altri randagi”. I superstiti hanno maggiori risorse alimentari da reperire nelle discariche e meno antagonisti, come ovvio la riproduzione è garantita, sarebbe meglio puntare sulla sterilizzazione, ma il concetto è ancora lontano dall’essere assimilato. “Qualcosa si sta muovendo nelle grandi città, nel resto del paese però c’è ancora molto da fare – spiega – Proprio per questo puntiamo su un progetto educativo, i bimbi vengono a visitare il rifugio, noi andiamo nelle scuole. Lavoriamo in due piccole realtà, ma fortunatamente la nostra credibilità è cresciuta negli anni, godiamo di un certo credito presso le istituzioni, il che significa spingere per far rispettare la legge, brutta quanto si vuole, ma meno selvaggia di quanto non fosse prima. Siamo un po’ come sentinelle della legalità”.

Purtroppo, insiste, dietro la gestione del randagismo ci sono interessi economici di cui i cani fanno le spese lasciandoci la pelle nella maggior parte dei casi. E anche se la Romania ha ratificato nel 2004 la Convenzione dei diritti degli animali da compagnia di Strasburgo, la sua applicazione fa acqua da tutte le parti. Cambiare le cose non è semplice e nemmeno veloce. Ma Sara è determinata. “La Ue non ha competenze sugli animali da compagnia, ma solo su quelli da reddito. E’ questo il motivo per il quale non può intervenire sulle cruente mattanze rumene – conclude – nonostante la complessità della materia bisogna ampliare lo standard delle sue mansioni, bisogna cercare di fare lobbie perché accada”.

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Monica Forti


PAESE REALE

di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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