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In questo tempo assistiamo ad una particolare enfasi sulla narrazione. Ogni narrazione ci trasporta verso un mondo possibile, vale a dire verso una condizione, almeno in parte diversa da quella quotidiana. Il marketing lo sa e, attraverso la dimensione narrativa, ci porta in mondi ideali, divertenti e buoni. Del resto, “quando due uova sono uguali il consumatore preferisce l’uovo con una storia” per citare il brillante motto contenuto nel libro di A. Granelli e F. Trupia, “Retorica e business. Intuire, ragionare, sedurre nell’era digitale” (Egea, 2014).
Il rapporto tra realtà, desideri e progetti è una questione sempre aperta. Ognuno di noi cerca di continuo un equilibrio tra esigenze di adattamento alla realtà e spinte al cambiamento, in sostanza pratica un proprio equilibrio tra sogno e realtà: senza stabilità e radicamento non è possibile nessuna proiezione verso il nuovo, ma senza una tensione verso un nuovo traguardo, prevale la noia.
A livello sociale il tema dei mondi possibili ha la stessa funzione: può servire a prefigurare un cambiamento o, al contrario, può spostare l’attenzione da un presente preoccupante. La rete espone di continuo la tensione tra realtà e sogno, non a caso nella fase storica in cui è più forte il richiamo alla ineluttabilità delle linee delle macro decisioni che governano il mondo appare più cogente. Si parla di vincoli di bilancio, di risorse limitate, di equilibri instabili che vanno salvaguardati. Insomma intorno a noi il richiamo all’adattamento sembra di gran lunga prevalere. Al tempo stesso, la rete ci propone l’apertura a un mondo possibile, un mondo che si compone dei materiali più vari, a cominciare da quelli del cinema, delle pubblicità, fino a quelli evocati dalle più diverse citazioni di autori più o meno celebri. Siamo portati a mettere in scena vite diverse, magari facendo alle nostre stesse vite un po’ di maquillage, mostrandone gli aspetti più gradevoli, il volto della festa, del viaggio. In rete cerchiamo una discontinuità almeno parziale con il nostro quotidiano. Più in generale, mettiamo in scena un passaggio dalla realtà all’immaginazione.
Anche nei media assistiamo alla stessa dinamica. La forma narrativa ha plasmato ogni notizia trasferendola, almeno parzialmente in un contesto narrativo con l’obiettivo di accrescere l’impatto emozionale. Se il registro è sempre quello dei sentimenti, è molto alta la probabilità che si producano credenze piuttosto che conoscenza, adesioni acritiche piuttosto che riflessione.
La nostra identità si costruisce sempre di più attraverso vite immaginate e rappresentate piuttosto che reali. Abbiamo bisogno di sogni, del resto. L’immaginazione è importante come spinta al cambiamento, ma talvolta è solo un modo per accettare una realtà verso la quale ci si sente impotenti. Forse i sogni trovano uno spazio smisurato quando la realtà consente spazi di azione limitati. Il ruolo dei sogni, delle grandi visioni ha sempre tracciato inattese linee di futuro, ma se i sogni restano inagiti, se non lasciano tracce all’alba, alimentano la frustrazione.

Maura Franchi – Laureata in Sociologia e in Scienze dell’Educazione. Vive tra Ferrara e Parma, dove insegna Sociologia dei Consumi, Social Media Marketing, Marketing del prodotto tipico. I principali temi di ricerca riguardano i mutamenti socio-culturali connessi alla rete e ai social network, le scelte e i comportamenti di consumo, le forme di comunicazione del brand.
maura.franchi@gmail.com

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Maura Franchi

È laureata in Sociologia e in Scienze dell’Educazione. Vive tra Ferrara e Parma, dove insegna Sociologia dei Consumi, Social Media Marketing e Web Storytelling, Marketing del Prodotto Tipico. Tra i temi di ricerca: le dinamiche della scelta, i mutamenti socio-culturali correlati alle reti sociali, i comportamenti di consumo, le forme di comunicazione del brand.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

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Francesco Monini
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