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Ci sono storie che incontri per caso, magari mentre sei in vacanza al mare, in Sicilia.
Storie che ti catturano, con dentro persone che non puoi dimenticare, perché lasciano dentro di te un segno indelebile. Proprio come quella dei ragazzi della scuola ‘Giuseppe Rogasi’ di Pozzallo, in provincia di Ragusa. Il perché è presto scritto: questi ragazzi sono le ‘guide speciali’ di un monumento nazionale che, senza il loro coraggio e impegno, sarebbe impossibile visitare e scoprire. E’ la Torre Cabrera che domina alta e bianca il lungomare di Pozzallo, uno dei centri balneari più importanti e frequentati dell’intera provincia ragusana.
I ‘ragazzi del Rogasi’ ne svelano storia, segreti, misteri dalle 18 alle 22 di ogni sera da lunedì a domenica nei mesi di agosto e settembre. Lo fanno con una preparazione degna dei migliori critici d’arte, grazie a un progetto realizzato nella loro scuola, condito da una passione unica per la loro terra e le loro radici.

La storia di Pozzallo ha origini antichissime, sul suo territorio sono stati infatti ritrovate tracce bizantine e monete romane. Durante il periodo di dominazione saracena gli arabi che ne fecero uno dei porti più importanti della zona.
Nel XIV secolo, Pozzallo era molto conosciuta per le sorgenti di acqua dolce, Pozzofeto e Senia, tanto da essere segnata nei portolani e sulle carte nautiche per i rifornimenti delle scorte d’acqua dai navigli.
La storia più recente di Pozzallo inizia proprio da qui con la famiglia Chiaramonte, Conti di Modica, che qui costruì un ‘Caricatore’: un complesso di magazzini con pontili e scivoli sulla costa, che fece divenire Pozzallo, il secondo snodo commerciale marittimo per importanza della Sicilia dell’epoca.

Proprio per la sua importanza marittima e commerciale, successivamente fu necessario potenziare le strutture difensive della costa. Su richiesta del conte Giovanni Bernardo Cabrera, nel XV secolo il re Alfonso V d’Aragona autorizzò la costruzione di una torre di difesa: la Torre di Cabrera.

La struttura risultò molto imponente e di grande importanza militare per l’avvistamento preventivo dei velieri pirata che in quel tempo miravano spesso ai magazzini del Caricatore, sempre colmi di grano della Contea di Modica, che imbarcato a Pozzallo raggiungeva i più lontani porti del Mediterraneo. Nella torre prestavano servizio soldati e artiglieri e sulle sue terrazze vi erano piazzati cannoni di diverso calibro, mentre cavalieri sorvegliavano la costa. Venivano anche catturati e puniti i criminali o i prigionieri saraceni, imprigionati e giustiziati in una camera particolare, ancor oggi visibile, situata proprio sugli scogli, dove i detenuti venivano incatenati e poi uccisi per annegamento a causa delle acque che si alzavano con l’alta marea. Nelle volte a crociera di qualcuna delle sale, adibite a residenza del castellano, o del conte stesso di passaggio, spiccano gli stemmi scolpiti raffiguranti il blasone della nobile famiglia catalana dei Cabrera.

Mentre scrivo ho sotto mano il cellulare e il messaggio che gli amici di Pozzallo mi hanno appena inviato per dirmi che anche quest’anno sono impegnati a fare le guide. Riguardo le fotografie e sorrido, pensando a quando l’anno scorso mi hanno trascinata nelle stanze della Torre accendendo la fantasia e spingendola tra velieri, storie di pirati, conquistatori e nobili pronti a difendere il loro territorio. E provo gratitudine per la grandezza di questi giovani che, in un Paese meraviglioso e contradditorio come il nostro, ci credono e vanno contro corrente, tenendo viva una memoria altrimenti dimenticata e invisibile.

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Chiara Bolognini

Adora scoprire gli invisibili, dare voce a chi rimane nascosto, perché dentro tutti noi c’è sempre un mistero da svelare e qualcosa da imparare, condividere, amare. Di mestiere è giornalista e si occupa di comunicazione e marketing. E’ anche una counselor e una life coach, in formazione permanente. Adora il vino rosso, i tortelli con la zucca, la parmigiana, gli alberi, Mozart, Gaber e Paolo Conte. Ma soprattutto gli aquiloni e i palloncini che vagano, soli, nel cielo.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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