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da: Ufficio Stampa MantovaFilmFest 2016

Appuntamento venerdì 19 agosto con la mostra dello storico Istituto LUCE a Palazzo della Ragione e serata speciale con il regista e sceneggiatore Italo Moscati. Pillole di luce sulla storia di Mantova dal 1934 fino agli anni Ottanta.

Nono traguardo per il MantovaFilmFest, la manifestazione dedicata al grande cinema e ideata dall’Associazione Mantova Film Studio che apre questa edizione targata 2016 con due appuntamenti speciali. Si parte con l’inaugurazione della mostra “Luce, l’immaginario italiano a Mantova” che alzerà il sipario sul Festival a Palazzo della Ragione alle ore 18. Protagoniste saranno immagini e testimonianze provenienti dall’archivio dello storico Istituto LUCE celebrando il cinema come racconto di vita e immaginario dell’Italia nelle sue diverse sfaccettature. La mostra sarà visitabile fino al 16 di ottobre e non mancheranno “pillole di luce” raccontando la storia di Mantova dal 1934 fino agli anni Ottanta. All’inaugurazione, insieme agli ideatori del MantovaFilmFest saranno presenti i curatori della mostra Roland Sejko e Gabriele D’Autilia, il sindaco di Mantova Mattia Palazzi, la vicepresidente della Provincia Francesca Zaltieri, il presidente di Cinecittà Luce Roberto Cicutto. Presenti al taglio del nastro anche referenti importanti del mondo cinematografico del calibro di Gianfranco Pannone, Italo Moscati, Franco Piavoli e il celebre critico Tatti Sanguineti.
L’esposizione multimediale regalerà ai visitatori un percorso che scorre. Si tratterà di un vero e proprio flusso continuo di immagini che ripropone parte dell’enorme patrimonio di filmati e fotografie d’archivio dello storico Istituto LUCE. “Attraverso grandi pannelli e schermi, organizzati secondo un ordine tematico-cronologico, si può fruire di video-installazioni, montaggi realizzati ad hoc di centinaia di filmati e oltre 500 splendide fotografie che fermano dettagli e momenti significativi delle immagini “ufficiali” che per nove decenni hanno contribuito a raccontare l’attualità del Paese, della sua società e del mondo: un viaggio nell’auto-rappresentazione del Bel Paese” spiegano i referenti. Rappresentazione e immaginazione formeranno un connubio molto forte, si parla di un vero e proprio album mentale delle generazioni che hanno attraversato il Novecento.
Alle ore 21:15 altra perla di questa prima giornata del Mantova FilmFestival 2016. Nell’affascinante cornice del Teatro Sociale prenderà, infatti, vita una proiezione serale straordinaria con l’anteprima del film documentario “1.200 chilometri di bellezza” del regista e sceneggiatore Italo Moscati che interverrà alla serata rispondendo alle domande del pubblico. Il film racconta un viaggio lungo la nostra penisola grazie soprattutto ai documenti dell’Istituto Luce nei cui archivi compare l’Italia dei primi anni del Novecento fino a quella dei giorni nostri. Un Paese che regala un ventaglio di diverse forme di bellezza coinvolgendo natura, paesaggio, arte, persone e vita raccontati dalle stesse immagini.
Non mancheranno ulteriori appuntamenti all’insegna del cinema di qualità tra presente e passato, tradizione e novità. Alle ore 18:30 al cinema Mignon si terrà la proiezione del film “Signore & Signori” di Pietro Germi per il ciclo “Omaggio a Virna Lisi” alla cui bellezza e bravura è dedicata la copertina di questa nuova edizione. Per l’occasione interverrà il critico cinematografico Tatti Sanguineti. Completano il menù cinematografico del giorno la proiezione dei film “Montedoro” di Antonello Faretta (Arena Mignon, ore 21:15) e “Fraulein – Una fiaba d’inverno” di Caterina Carone, con Christian De Sica e Lucia Mascino. Quest’ultima sarà inoltre presente come ospite alla serata che avrà luogo al Chiostro del Conservatorio “Campiani” alle ore 21:30. Entrambe le pellicole rientrano nel concorso e sarà proprio il pubblico a decretare il film vincitore.
Tappa conclusiva insieme al film “Bella e perduta” di Pietro Marcello per il Ciclo “Svisti”, ossia quei film italiani usciti nelle sale ma che non hanno ottenuto l’attenzione meritata. Un modo per condividerli e valorizzarli al meglio.
Per ulteriori informazioni contattare 334 8179533 – info@mantovafilmfest.com. Per consultare il programma completo www.mantovafilmfest.com o la pagina Facebook.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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