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22 Febbraio 2015

Smanioso Goldoni

Tempo di lettura: 2 minuti


STANDING OVATION: I PIU’ ACCLAMATI SPETTACOLI TEATRALI DEL XXI SECOLO
“Le smanie per la villeggiatura” diretto e interpretato da Elena Bucci, Stefano Randisi, Marco Sgrosso ed Enzo Vetrano, Teatro Comunale di Ferrara, dal 9 all’11 aprile 2005

E siamo giunti all’ultimo spettacolo in programmazione. Si conclude stasera, con il goldoniano “Le smanie per la villeggiatura”, la stagione di prosa 2004-05 del Teatro Comunale. L’autore, Carlo Goldoni (1707-1793), si dedicò dopo una giovinezza abbastanza turbolenta e scapestrata all’attività di commediografo a partire dal 1747. Ma già in precedenza aveva composto alcuni dei suoi capolavori, quali: “Momolo cortesan” (1738), “La donna di garbo” (1743), “Arlecchino servo di due padroni” (1745). In seguito maturò la cosiddetta ‘riforma goldoniana’, sostituendo con commedie provviste di un vero e proprio copione quelle ‘a soggetto’ (munite semplicemente di un canovaccio), e scrisse fra le tante opere le celeberrime: “La locandiera” (1752), “Il campiello” (1756), “Le baruffe chiozzotte” (1761), la “Trilogia della villeggiatura” (1761); per poi trasferirsi alla corte di Versailles a Parigi, città in cui compose negli ultimi anni di vita i poco conosciuti “Mémoires” (1784-87).
“Le smanie per la villeggiatura”, commedia originariamente in tre atti, venne rappresentata la prima volta nell’ottobre 1761 al Teatro San Luca di Venezia. La vicenda è sinteticamente la seguente. Come ogni anno, la buona società livornese è indaffarata nei consueti preparativi per le vacanze a Montenero: una sorta di obbligo sociale a cui nessuno può sottrarsi, nemmeno quando non può permetterselo, com’è il caso del protagonista Leonardo; il quale, innamorato di Giacinta e a lei promesso, conduce un’esistenza molto al di sopra dei propri mezzi. E infatti Leonardo, constatata la ferma decisione presa da Giacinta di partire per Montenero, per di più in compagnia di Guglielmo, di cui egli è gelosissimo, afferma per ripicca di rimanere a casa guadagnandosi così i rimproveri di Giacinta, offesa dall’ingiustificata gelosia: chiaro indizio della mancanza di stima di lui nei suoi confronti. Da qui si innescano intricati espedienti e ambigui raggiri allo scopo di tutelare la propria reputazione e immagine pubblica, fino all’epilogo acquietato dalla saggezza di Giacinta.
L’allestimento di stasera, frutto della collaborazione tra Compagnia le belle bandiere – Diablogues – Teatro degli incamminati, è diretto e interpretato da Elena Bucci, Stefano Randisi, Marco Sgrosso ed Enzo Vetrano; le luci sono di Maurizio Viani, i costumi di Andrea Svanisci.

Foto di Tommaso Le Pera

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Riccardo Roversi

È nato a Ferrara, dove si è laureato in Lettere e vive tuttora. È critico letterario e teatrale per varie testate (anche on-line) e direttore responsabile di alcuni periodici. Ha scritto e pubblicato numerosi libri: poesia, teatro, saggistica. La sua bibliografia completa è consultabile nel sito: www.riccardoroversi.onweb.it.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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