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Da: Riaperture Photofestival Ferrara

C’è un nuovo festival di fotografia in Italia: a Ferrara dal 17 al 19 marzo 2017 si terrà la prima edizione di Riaperture Photofestival Ferrara, la rassegna fotografica che con la forza delle immagini riapre spazi chiusi della città. In vista dell’appuntamento dell’anno prossimo, Riaperture lancia due concorsi fotografici che potranno dare la possibilità di esporre durante i giorni del festival.

Riaperture è anche un concorso fotografico: Luoghi comuni è il tema del festival. Così come vogliamo usare la fotografia per riaprire spazi dimenticati, il concorso vuole ribaltare le prospettive, le consuetudini, i punti di vista. Non cerchiamo risposte, ma domande: invitiamo a prendere la propria macchina fotografica e provare a chiedersi se quello che ci circonda è esattamente come lo vediamo. O se forse ci sia ancora un altro scatto da fare: più autentico e proprio. Situazioni, luoghi, persone, ambienti e circostanze: dall’ironia a una nuova luce, dal sarcasmo alla lucidità, ci sono mille modi diversi per raccontare il mondo attorno a noi. Un concorso fotografico che serve per riaprire gli occhi, mostrare l’altro lato dell’esistente, quello che si cela dietro le consuetudini, i concetti assodati, le abitudini.

È possibile partecipare scegliendo una delle due categorie, foto singola o progetto fotografico, e iscrivendosi sul sito web di Riaperture, fino al 14 febbraio 2017. I vincitori saranno selezionati dalla giuria di fotografi professionisti presieduta da Mustafa Sabbagh e potranno esporre durante i giorni del festival. In palio anche buoni spesa presso RCE Foto – Rovigo.
In parallelo, Riaperture organizza un concorso sempre con il tema ‘Luoghi comuni’, ma dedicato esclusivamente agli studenti delle scuole superiori di Ferrara ed aperto solo a foto realizzate con il cellulare. Organizzato in collaborazione con Emilbanca, vuole rivolgere ai ragazzi e ragazze della nostra città questa domanda: quello che vediamo è davvero così scontato? Riaperture invita tutti gli studenti a prendere in mano il proprio telefono con una nuova consapevolezza e usarlo per fotografare le sorprese nella realtà. Mostrare il lato nascosto di quello che vediamo sotto i nostri occhi tutti i giorni. Scoprire che non esiste mai solo un modo di vedere le cose. L’occasione per i ragazzi di usare il telefono per creare qualcosa di bello e personale: perché la fotografia ha tanti modi diversi per esprimersi, e anche con lo smartphone si possono fare grandi cose.

La partecipazione al concorso per le scuole è gratuita. I vincitori saranno esposti durante Riaperture, il festival di fotografia dal 17 al 19 marzo 2017 a Ferrara.

Informazioni e regolamento: www.riaperture.com/concorso

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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