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da: ufficio stampa Gruppo Partito Democratico Emilia-Romagna

Dichiarazione di Marcella Zappaterra (PD).

I parcheggi a servizio delle strutture sanitarie regionali, in particolari quelle ospedaliere, sono caratterizzate da significative differenze in termini di destinazione dei posti e delle tariffe applicate. Le stesse strutture però presentano tratti caratterizzanti che non ci consentono di considerarle tutte alla stessa stregua: alcune sono più vicine ai centri urbani quindi sono pochi i posteggi a disposizione, altre sono più decentrate e site in zone con bassa densità di residenti; alcune sono meglio soddisfatte dai servizi pubblici di trasporto, altre sono certamente più facili da raggiungere con mezzi privati.

Ecco perché come Partito Democratico abbiamo presentato oggi in Aula una risoluzione che prevede di definire strategie di mobilità il più possibile uniformi sul territorio regionale partendo dalla disamina delle specifiche caratteristiche e necessità dei territori. Una soluzione unica non solo è impossibile, ma sarebbe anche ingiustificabile visto che non terrebbe delle situazioni differenziate che ci sono nel territorio regionale. Pensiamo che chi governa e amministra questa Regione debba invece essere realista e razionale: quello che possiamo fare è un ragionamento con tutti i soggetti coinvolti per soluzioni uniformi su tutto il territorio regionale.

Chi invece propone soluzioni uniche per tutte le realtà, fa solo della demagogia ed evita di approfondire la questione.

Il Partito Democratico non può accettare proposte superficiali come quella del Movimento 5 Stelle che parte dal presupposto semplicistico della gratuità solo per rincorrere un titolo sulla stampa. I 5 Stelle, come al solito, affrontano un tema serio solo sul piano della retorica e senza curarsi della praticabilità o meno delle loro boutade.

È così che si prendono in giro i cittadini.

I cittadini, sono tra l’altro i primi ad essere consapevoli del fatto che la gratuità dei parcheggi di servizio agli ospedali siti nei centri storici renderebbe ancora più difficile l’accesso alla struttura visto che i pochi posti disponibili sarebbero occupati a tempo pieno dai residenti. Operatori, pazienti e famigliari in visita dovrebbero fare i conti con ancora più disagi del pagamento di una tariffa. Nessuno è mai contento di pagare, il parcheggio come le tasse, ma senza la rotazione garantita dalla tariffa in alcuni ospedali ci sarebbe chi il parcheggio non lo trova mai. Non mi pare una gran soluzione.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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