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Da Organizzatori

La Fondazione Giorgio Bassani, in collaborazione con l’Associazione Arch’è e gli stagisti dell’Alternanza Scuola -Lavoro che l’associazione ha accolto, invitano tutti i cittadini alla inaugurazione della mostra fotografica in progress “Giorgio Bassani. Sotto alla magnolia” che si terrà al piano terra di Casa Ariosto, via Ariosto 67 nelle stanze assegnate alla Fondazione Giorgio Bassani La mostra è visitabile fino al fino al 30 settembre nell’orario di apertura di Casa Ariosto.
Con queste parole il fotografo Paolo Zappaterra racconta la storia delle fotografie da lui scattate nell’aprile del 1989 nella casa di Cisterna del Follo 1 ed esposte in mostra. Lo aveva accompagnato, Franco Giovanelli, l’amico fraterno a cui Bassani aveva affidato le chiavi della casa ormai disabitata:
“I ferraresi non sono abituati al vento. Probabilmente perché a Ferrara mancano giornate di vento intenso e costante e, quando arrivano, fanno venire l’emicrania. Ma il giorno in cui io e il professor Franco Giovanelli visitammo la casa, esplorando silenziosamente le camere semi immerse nell’oscurità, il vento c’era. Così strano e insolito da non sembrare naturale, entrava attraverso le finestre e percorreva la casa ridandole vita. Non sembrava abbandonata per sempre, ma solo momentaneamente: in quelle stanze ancora riecheggiavano la storia di Giorgio Bassani e della sua famiglia e le giornate passate in casa a studiare, magari le lezioni del professor Viviani, l’insegnante di latino e greco al Liceo Ariosto.
Una crepa pronunciata percorreva un muro della casa. Una linea scura tra passato e presente, un orizzonte lontano dove il tempo sembrava essersi fermato o mescolato in un intreccio di epoche indefinito. Nelle camere una luce surreale, tanto più surreale per la presenza di quei mughetti freschi.
Il giorno in cui entrai in casa Bassani non l’avevo scelto io, ma il caso volle che il professor Giovanelli mi portasse lì proprio quella volta, nella primavera dell’89, in una giornata per me perfetta.
Eravamo stati noi a rianimare quegli ambienti, spalancando le finestre al vento per aprire spiragli alla luce, mentre l’obbiettivo si muoveva sull’onda delle emozioni suscitate dalla lettura della poesia “Le leggi razziali”. E quello stesso vento alla fine lasciava la casa insieme a noi, per accarezzare la Magnolia, così alta e rigogliosa, segno della vita che continua”.
Nell’ultima stanza della mostra sono state esposte, per concessione di Paola ed Enrico Bassani, anche alcune istantanee di famiglia e altre di amici e giornalisti che Bassani aveva l’abitudine di invitare nella casa di Ferrara quando era ancora abitata dalla madre Dora Minerbi e dalla Iole, la fedele domestica e portinaia.
Tre di queste fotografie hanno un significato speciale, documentano infatti l’incontro tra Giorgio Bassani ed Edoardo Lèbano, il docente universitario americano che aveva invitato Bassani a insegnare in America all’Indiana University e che, insieme alla moglie, aveva festeggiato a Ferrara, nella casa della magnolia, il sessantatreesimo compleanno di Bassani a cui era legato da un rapporto d’amicizia privato e professionale. A tale proposito Paola Bassani racconta:
”Nella primavera del 2008 … Valerio Cappozzo (Assistant Professor of Italian, University of Mississippi), arriva a Parigi, da Bloomington, e mi consegna una busta affidatagli dal professor Edoardo Lèbano, contenente lettere, foto – persino una poesia manoscritta, Dal Campus – di mio padre: un insieme di documenti assolutamente preziosi e relativi alla sua esperienza di VisitingProfessor, svoltasi appunto a Bloomington, nel 1976.“
La casa di Cisterna del Follo 1 è stata venduta nel 1993, ma nel cortile la magnolia di Le leggi razziali, la poesia che ne immortala storia e significato, cresce ancora rigogliosa e forte.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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