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Una vera e propria deformazione che interessa l’alluce e che ha riflessi, più o meno dolorosi, su tutto il resto del piede e non solo. A farne le spese, oltre alla qualità di vita delle persone colpite, anche la postura e l’andatura. Diventa difficile scegliere le calzature adatte, trovare le scarpe che consentano di camminare senza troppo dolore e ogni passo può risultare più difficile del previsto. L’alluce valgo non è quindi solo una patologia strutturale, ma causa degli accorciamenti alle catene muscolari inerenti, portando a problematiche posturali di notevole importanza.

Con il termine alluce valgo si intende la deformazione dell’articolazione che sta alla base dell’alluce e che la spinge verso l’esterno, deviando l’asse del dito. Spesso definita con termini popolari assai coloriti “patata” o “cipolla”, si tratta di un’infiammazione caratteristica (borsite) che dà dolore sia per lo sfregamento continuo con la calzatura, che crea arrossamenti e, nei casi più gravi, ulcerazioni, sia per la comparsa di deformità e patologie correlate: dita a martello, dolorose callosità plantari, metatarsalgie ecc. Si parla di alluce valgo quando l’angolo tra il primo e il secondo metatarso, corrispondenti appunto al primo e al secondo dito, è superiore a 8°.

L’alluce valgo è frequentissimo: colpisce più di metà della popolazione femminile oltre i 45 anni ed è spesso ben evidente anche prima, in età giovanile. E’ presente anche negli uomini, ma in percentuali minime rispetto alle donne. Nel determinare questa deformità concorrono sia fattori ereditari (la mamma o la nonna con lo stesso problema), sia fattori ambientali, primo fra tutti l’uso di scarpe con tacco alto e punta stretta.

Con il tempo, può comportare una vera e propria sindrome posturale: tendenza al ginocchio valgo con dolore della faccetta rotulea interna del ginocchio; rigidità delle anche con limitazione della loro rotazione interna; accentuazione della curva lombare con presenza di lombalgia cronica.

Le cause dell’alluce valgo
Le cause dell’alluce valgo sono ancora molto discusse. Prevale generalmente l’idea che si tratti di un disturbo congenito, una patologia che si eredita geneticamente. Ma esistono anche forme acquisite legate a patologie reumatiche, infiammatorie, neuromuscolari o a traumi. Molto discussa è anche la responsabilità delle scarpe nel determinare questo disturbo: quello che è certo è che calzature non idonee alla fisiologia del piede – come quelle con punte strette e tacchi alti, che tanto piacciono alle donne – possono peggiorare la situazione, contribuendo al progresso della deformazione, e sono spesso la causa dell’infiammazione dolorosa.
Sotto accusa anche il piede piatto, spesso associato a questa patologia: la ridotta curvatura della pianta, infatti, porta a un sovraccarico della parte anteriore del piede.

Prevenzione e trattamenti
Per non dover arrivare a soluzioni drastiche, come l’intervento chirurgico, che comporta sempre rischi di complicazioni e dolore nella fase post-traumatica, bisogna lavorare sul fronte della prevenzione. Il trattamento osteopatico lavora sul rilascio della fascia plantare e sul recupero di funzionalità delle articolazioni del piede, sia per alleviare il dolore che per prevenire ulteriori atteggiamenti scorretti di articolazioni e strutture limitrofe. La costanza poi nell’eseguire esercizi specifici, la ginnastica propriocettiva ed eventuali sedute di osteopatia e di antiginnastica possono evitare un peggioramento della patologia, migliorare la sensibilità, correggere l’appoggio a terra e di conseguenza anche l’equilibrio e la stabilità di tutto il corpo.

Esercizi preventivi per la mobilità delle dita dei piedi
1) Afferrare il mignolo e l’alluce e divaricali per alcuni secondi;
2) dopo aver allargato le dita dei piedi, incrociare le dita delle mani con quelle dei piedi;
3) tirare le dita singolarmente come se si volesse svitare dal piede;
4) pensare di raccogliere un fazzoletto di carta con l’idea di appallottolarlo, arricciando le dita dei piedi;
5) camminare sui vari appoggi del piede (talloni, esterno ed interno del piede e con attenzione sulle punte);
6) mettere una pallina da tennis in un calzino e infilando il lembo della calza tra l’alluce e il secondo dito, eseguire delle flesso-estensioni del piede cercando di sostenere il peso senza arricciare le dita (da eseguire seduti su una sedia con il tallone appoggiato sulla stessa, mantenendo la schiena dritta);
7) seduti con una gamba tesa, avvolgere l’alluce con l’elastico tenendolo in mano tipo briglie da cavallo, eseguire quindi delle flesso-estensioni dell’alluce stesso cercando di tenere ferme le altre dita.

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Nuccio Russo

È osteopata ed esperto in tecniche ergonomiche e posturali, studioso e ricercatore in anatomia craniale per lo studio delle cefalee. E’ nato e risiede in Sicilia, opera come consulente in diverse città fra le quali Ferrara, ed è conferenziere internazionale in Biofisica informazionale. Ama lo sport e la cucina macrobiotica.

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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