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Da Cittadini 5 Stelle Ferrara

A quanto sembra ogni ordine e grado del PD Ferrarese, dallo scalone del municipio fino al parlamento romano, passando per la regione, si é accorto dell’esistenza della GAD, immaginiamo non senza l’aiuto del GPS. Per anni hanno ignorato questa zona della cittá che dovrebbero amministrare, sordi alle segnalazioni dei cittadini. Prima ignorandoli, poi sbeffeggiandoli con le percezioni e infine accusandoli di razzismo.
Ora, spinti piú dalla pressione degli avversari politici che da un reale interesse, si sono svegliati distribuendo colpe ed elargendo buoni consigli e promesse da clima pre-elettorale. Ma riguardando le notizie dei giornali di dieci o piú anni fa, i nomi che promettono di risolvere il problema sono sempre gli stessi: Tagliani, Modonesi e Caló, peraltro sparito dal quartiere subito dopo aver incassato il maggior numero di preferenze. Ora parlano di azioni non incisive della polizia, ma dimenticano di quando cinque anni fa Tagliani rispose stizzito al questore che parlava di situazione fuori controllo al grattacielo. E dimenticano soprattutto di spiegare come mai hanno partecipato al bando di 18 milioni per la riqualificazione delle periferie, proponendo un progetto per il MEIS, ex-MOF e darsena dimenticando completamente la “vera” GAD. Vogliono che la polizia intervenga a rischio della propria incolumitá, quando loro non sono voluti intervenire neanche nella redistribuzione degli investimenti. Pretendono che il problema venga risolto con la sola repressione, sciorinando una lista interminabile di azioni alla luce dei fatti inutili, perché basate sulle pochissime risorse economiche che loro hanno deciso di investire nel quartiere, e guarda caso sempre per eventi organizzati dalle solite associazioni e cooperative.

Le responsabilitá sono evidenti, sulla sicurezza nella GAD queste persone si sono dimostrate completamente incapaci. Ora parlano senza agire, in attesa del fisiologico ricambio del sindaco, cosicché il prossimo potrá dire: colpa del precedente!

Cittadini 5 Stelle Ferrara

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Riceviamo e pubblichiamo


PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

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05.12.2023 – La manovra del governo Meloni toglie un altro pezzo a una Sanità Pubblica già in emergenza, ma lo sciopero di medici e infermieri non basterà a salvare il SSN

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14.11.2023 – Ferrara, la città dei fantasmi

07.12.2023 – Un altro miracolo italiano: San Giuliano ha salvato Venezia

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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Francesco Monini
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