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Due milioni per i lavori di riqualificazione più un milione e 750 mila euro per la gestione degli spazi. Sono queste le cifre messe in campo per il laboratorio aperto nell’ex Teatro Verdi con il progetto ‘MoVe.rdi – Riding, Development, Innovation’, arrivato alla fine di un percorso travagliato per l’edificio: chiusura definitiva nel 1985, tentativo di ristrutturazione e riapertura negli anni Novanta e poi la sfida lanciata da Città della cultura-Cultura della città nel 2013 per trovare una nuova funzione a questo contenitore.

Già a dicembre 2016 l’amministrazione e Città della cultura-Cultura della città avevano presentato il progetto partecipato di rigenerazione per restituire l’ex teatro alla comunità e tentare di farlo diventare il primo motore di un processo che possa invertire il degrado della zona (leggi qui). Ora si passa dai progetti ai lavori: “oggi è l’ultimo giorno per vederlo così”, ha annunciato l’assessore Aldo Modonesi alla conferenza stampa di lunedì 3 luglio, che ha segnato anche la consegna del cantiere dell’ex teatro alle imprese ferraresi dell’Ati che realizzerà i lavori. “Non vedono l’ora che finiamo l’incontro per iniziare a lavorare”, ha scherzato l’assessore con i loro rappresentanti, tutti diligentemente muniti di caschetto e scarpe infortunistiche, pronti a mettersi al lavoro. Il bando, ha sottolineato Modonesi, è stato assegnato con il metodo non del massimo ribasso, ma “dell’offerta economicamente più vantaggiosa”: i lavori avranno una durata di 549 giorni e un importo complessivo di 2 milioni di euro, finanziati per il 20% dall’amministrazione comunale e per l’80% dai fondi europei erogati tramite la Regione (Por-Fesr 2014-2020, Asse 6 ‘Città attrattive e partecipate’).

Gli interventi di rifunzionalizzazione più ingenti, ha spiegato l’architetto Elisa Uccellatori del Servizio beni monumentali del Comune di Ferrara, saranno quelli sul lato che dà su via Castelnuovo e piazza Verdi: verranno creati spazi per un bike cafè, un visitor centre Unesco e un centro per la mobilità sostenibile, inteso come incubatore per nuove idee e nuove imprese su turismo e mobilità sostenibile. La platea e lo spazio della torre scenica diverranno una vera e propria piazza coperta per attività artistiche e culturali ed eventi. “Il cantiere avrà un impatto ridotto sulla zona e per fine anno si prevede saranno completati i lavori su via Castelnuovo”, ha concluso Uccellatori.

E se il Servizio beni monumentali si occuperà dell’hardware, toccherà poi ai colleghi dell’unità organizzativa Manifestazioni culturali e turismo ideare il bando per individuare i soggetti gestori per i primi cinque anni. “Già giovedì avremo il primo incontro in Regione e a inizio 2018 sarà pubblicato il bando per la gestione degli spazi, con assegnazione fra settembre e la fine dell’anno”, ha spiegato l’assessore Massimo Maisto. “I due focus principali saranno turismo e mobilità sostenibile e sarà richiesto un forte protagonismo ai privati”: il bando avrà, infatti, un valore di 1 milione e 750 mila euro complessivi, una parte sarà messa dall’amministrazione attraverso i finanziamenti europei per lo sviluppo regionale, una parte invece dovrà essere investita da chi vincerà e diverrà gestore degli spazi, ha sottolineato Maisto.

Un “luogo aperto e accessibile a turisti e cittadini, finalizzato alla promozione e alla conoscenza del patrimonio culturale cittadino e alla mobilità sostenibile in città e nel territorio”, ha detto il sindaco Tiziano Tagliani, ma anche il primo passo verso la riqualificazione dell’intera zona: ecco perché “entro fine 2017 pubblicheremo anche i bandi per gli interventi su piazza Verdi” con l’obiettivo di “arrivare a primavera 2018 con il cantiere del teatro in stato avanzato e i lavori avviati nella piazza”. “Entro il 2018 la riqualificazione dovrebbe essere completata”, ha concluso Tagliani.

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Federica Pezzoli


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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