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Da Pierluigi Papi

La premiazione di “Carta Canta” è avvenuta nell’ambito di Enologica 2017

«Questo progetto, avviato nel 2016, ha l’obiettivo di premiare coloro che in assoluto hanno la carta dei vini migliore, che rappresenta al meglio la regione Emilia Romagna secondo criteri quali territorialità, capacità di rappresentare il territorio e l’enologia regionale in modo compiuto, assortimento, quantità, qualità ed equilibrio». Così Ambrogio Manzi, Direttore di Enoteca Regionale Emilia Romagna ha introdotto l’edizione 2017 di Carta Canta, le cui premiazioni si sono svolte a Bologna nell’ambito di Enologica, il Salone del vino e del prodotto tipico dell’Emilia Romagna.

“Carta Canta”, l’iniziativa di Enoteca Regionale Emilia Romagna, realizzata in collaborazione con Federazione Italiana Pubblici Esercenti Emilia-Romagna (FIPE), mira ad avvalorare e riconoscere l’impegno di chi crede nella tipicità del territorio e arricchisce la propria carta dei vini con specialità della regione. “Carta Canta”, infatti, premia le carte dei vini di ristoranti, enoteche, bar, agriturismi, stabilimenti balneari e hotel situati in regione, in Italia o all’estero che propongono un assortimento qualificato di vini dell’Emilia Romagna. Per l’edizione 2017 sono stati selezionati circa 1.600 locali, fra i quali la giuria ha scelto una cinquantina di finalisti che sono stati premiati a Bologna, diventando i nuovi “Ambasciatore dei vini dell’Emilia Romagna”.

«Non si tratta solamente di premiare il numero dei vini presenti in carta, ma anche le scelte, il lavoro di ricerca, la sensibilità e la capacità di una lettura originale dei territori. La carta dei vini è una narrazione a tutti gli effetti, una prima linea del racconto del vino dell’Emilia Romagna. militante e spesso sognatrice!», chiarisce Giorgio Melandri, curatore di Enologica.

Una giuria composta, oltre che da Manzi e Melandri, da: Pietro Roberto Giorgini, Presidente AIS Romagna, Leila Salimbeni, giornalista e scrittrice enogastronomica, Valter Bighini, enologo e vice presidente Assoenologi Sezione Romagna, Marco Tonelli, giornalista e membro del comitato tecnico BIWA, Sandro Cavicchioli, Enologo e Produttore, Stanislava Hubinkova, Brand Marketing Manager di Gruppo Italiano Vini – Cavicchioli, Angelo Malossi, Presidente FIPE Federazione Italiana Pubblici Esercizi di Cesena, Matteo Fantinelli e Valentina Togni, Hoop Communication – Segreteria Organizzativa del Premio Carta Canta 2017.

Carta Canta 2017 è sostenuta da Caviro, Gruppo Cevico, Cantine Riunite & Civ, Cleto Chiarli e con il sostegno di Medici Ermete, Enio Ottaviani, Cavicchioli, Terre di Fiume, Cantina di Carpi & Sorbara, Le Rocche Malatestiane, Albinea Canali, Romio.

Ufficio Stampa Enoteca Regionale Emilia Romagna:
Pierluigi Papi – cel. 338 3648766 – e-mail: pep@agenziastampa.ra.it

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di Piermaria Romani

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Pescando un pesce d’oro
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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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