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Da ufficio stampa regione Emilia-Romagna

La classifica redatta dal programma Kilimangiaro. Lo scorso anno la Regione Emilia-Romagna aveva coordinato il progetto ‘Borghi – Viaggio italiano’ finanziato dal Mibact con oltre a milione di euro

Bologna – Bobbio, nel piacentino, ha conquistato il podio nella sfida ‘Borghi dei Borghi’ promossa dalla trasmissione di Rai3 Kilimangiaro, dopo Gradara (paese della provincia di Pesaro e Urbino, nelle Marche eletto Borgo dei Borghi 2018), e Castroreale, borgo della provincia di Messina. La graduatoria è stata stabilita attraverso il voto del pubblico sul web unito a quello della giuria di qualità con lo storico dell’arte, Philippe Daverio, che si è schierato per il paese della Valtrebbia.

“Un bel risultato- commenta l’assessore regionale a Turismo e Commercio, Andrea Corsini- che parla di un’Emilia-Romagna ancora poco nota e diffusa. I borghi sono dei veri e propri scrigni che racchiudono eccellenze artistiche, culturali, paesaggistiche ed enogastronomiche. Li abbiamo promossi lo scorso anno coordinando, insieme a 17 Regioni, il progetto ‘Borghi – Viaggio Italiano’ finanziato dal ministero dei Beni artistici, delle attività culturali e del turismo con oltre 1 milione di euro. L’obiettivo è creare un’unica strategia di valorizzazione degli oltre mille borghi italiani per generare percorsi turistici esperienziali capaci di rispondere alle nuove esigenze dei viaggiatori con ricadute positive anche per l’occupazione. Il podio di Bobbio- conclude Corsini- ci spinge a proseguire su questa strada per far scoprire sempre più le bellezze a tutto tondo dell’Emilia-Romagna”.

I Borghi dell’Emilia-Romagna
L’Emilia-Romagna conta 58 borghi riconosciuti a vario titolo, dalle “Bandiere Arancioni” del Touring Club Italiano ai “Borghi più belli d’Italia” riconosciuti dalla Consulta del Turismo dell´Associazione dei Comuni Italiani (Anci), ai “Borghi Autentici” promossi dall’ Associazione Borghi autentici d’Italia, e i “Gioielli d’Italia” certificati dal Mibact, ai quali si aggiungono i Borghi storici marinari, contraddistinti da testimonianze architettoniche, monumentali e della antica tradizione marinara ancora ben visibili.
Sulle colline piacentine ci sono: Bobbio, Castell’Arquato e Vigoleno–Vernasca. Nel parmense brillano: Berceto, Busseto, Compiano, Fontanellato, Sala Baganza.
Sulla sponda del Po reggiano si trova Gualtieri. Nel territorio di Modena Castelvetro, Fanano, Fiumalbo e Sestola.
A mezz’ora da Bologna c’è un piccolo gioiello ed è Dozza Imolese, e a due passi si incontra Brisighella sulle colline ravennati. Nel cuore più verde della Romagna, nel territorio di Forlì e Cesena, ci sono: Bertinoro, Bagno di Romagna, Castrocaro Terme, Civitella di Romagna, Dovadola, Forlimpopoli, Galeata, Longiano, Meldola, Modigliana, Portico e San Benedetto, Predappio, Premilcuore, Santa Sofia, Rocca San Casciano, Monteleone–Roncofreddo, Tredozio. A due passi da Rimini ecco i borghi di Montefiore Conca, Montegridolfo, Pennabilli, San Giovanni in Marignano, San Leo e Verucchio. Chi ama il mare, può scoprire l’itinerario dei borghi storici marinari affacciati sulla costa: Comacchio (Fe), Cervia (Ra), Cesenatico (Fc), Bellaria e Borgo San Giuliano Rimini (Rn). In tanta bellezza e poesia, c’è anche il circuito dei borghi del Malatesta e del Montefeltro nel riminese. Qui troviamo, oltre ai già citati in precedenza San Leo, Pennabilli, Verucchio, San Giovanni in Marignano, Montegridolfo e Montefiore Conca, anche Casteldelci, il centro storico di Rimini, Maiolo, Novafeltria, Sant’Agata Feltria, Talamello, Sant’Arcangelo di Romagna, Poggio Torriana, Coriano, Gemmano, Montescudo-Montecolombo, San Clemente, Morciano di Romagna, Mondaino e Saludecio./BB

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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