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Da Regione Emilia Romagna

Bando con 150 mila euro per progetti di conservazione, restauro, ampliamento del patrimonio costumistico e di quello costituito da attrezzature e materiali. Corsini: “Le manifestazioni dedicate alla storia e le rievocazioni storiche nelle città d’arte sono diventate un importante elemento di attrattività turistica”

Bologna – Rievocazioni storiche: arriva un bando con 150 mila euro per progetti di conservazione, restauro, ampliamento del patrimonio costumistico e di quello costituito da attrezzature e materiali necessari alle attività di valorizzazione delle manifestazioni dedicate alla storia.
Lo ha deciso la Giunta regionale dell’Emilia-Romagna, nella sua ultima seduta del 2 agosto, varando l’opportunità (prevista dalla Legge regionale 3 del 2017) rivolta alle associazioni iscritte nell’elenco delle Associazioni di rievocazione storica in regione, anche in forma associata.

“Le manifestazioni dedicate alla storia e le rievocazioni storiche nelle città d’arte sono diventate un importante elemento di attrattività turistica- ha dichiarato l’assessore regionale al Turismo Andrea Corsini-, grazie alla proposta di elementi radicati nella cultura e nel sentire condiviso della comunità, importanti e non effimeri”.

Le associazioni di rievocazione storica, che devono operare da oltre 10 anni, devono inviare domanda alla Regione Emilia-Romagna entro il 30 settembre 2017. Le domande dovranno essere accompagnate da un progetto in cui vengono descritti gli interventi previsti, specificate le manifestazioni di rievocazione storica che prevedono l’utilizzo del proprio patrimonio, riportato il budget previsionale di spesa, che dovrà essere non inferiore a 5.000 e non superiore a 20.000 euro. Saranno ammesse anche le spese finalizzate alla costituzione e al rafforzamento di archivi storico culturali, consultabili anche online, finalizzati alla valorizzazione e diffusione della conoscenza delle rievocazioni storiche.
Le attività per cui si chiede un contributo devono essere svolte esclusivamente dal 1 gennaio al 31 dicembre 2017 e il sostegno non potrà superare la soglia del 50% della spesa ammessa.

I criteri di valutazione terranno in primo luogo conto del valore storico culturale delle rievocazioni storiche in cui l’Associazione prevede di utilizzare i materiali oggetto di intervento, della valenza turistica e del pregio storico del patrimonio, individuato dalla presenza, tra costumi, materiali o attrezzature di esemplari originali o comunque databili antecedentemente al XX secolo.

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di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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