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Viviamo in un’epoca di profondo cambiamento, un’epoca in cui le tecnologie e la produttività progrediscono in una maniera mai vista prima nella storia. Le economie dei paesi, grazie anche alle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, sono sempre più interdipendenti, al punto da creare un unico, enorme, mercato globale. Questo fenomeno, noto come globalizzazione, non porta però al progresso e al benessere comune come molti avevano teorizzato. Esso mostra piuttosto due aspetti in netta contrapposizione: se da una parte abbiamo paesi con alti tassi di tecnologia, risorse e produttività; dall’altro abbiamo vaste zone del pianeta con economie e tecnologie ancora arretrate; nei primi il problema dell’obesità, nei secondi la tragedia della morte per fame.

“Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” è il tema proposto da EXPO Milano 2015, il cui obiettivo è l’educazione delle popolazioni tramite il coinvolgimento di governi, istituzioni e cittadini in un dibattito sui temi universali connessi all’alimentazione e allo sviluppo sostenibile, aumentandone la consapevolezza con lo scopo di un miglioramento nelle scelte e nelle azioni. Se è evidente che la cooperazione fra i popoli e fra i paesi è fondamentale per raggiungere l’obiettivo di “Nutrire il Pianeta”, garantendo cibo a sufficienza e sicurezza alimentare in tutto il mondo, è anche chiaro che si tratta di un percorso non certo breve o privo d’insidie. L’idea che uno sviluppo equo e sostenibile sia raggiungibile tramite un processo democratico di ampliamento delle libertà reali godute dagli individui e di eliminazione delle fonti di illibertà è tutt’altro che scontata, sia negli ambienti politici che in quelli economici, nei quali spesso si riduce il concetto di sviluppo a mera crescita del PIL pro capite. Ben diversa è però la realtà che si presenta agli occhi dell’osservatore attento e sensibile ai problemi del mondo che lo circonda.

Diffondere il sapere, migliorare la condizione umana, favorire l’incontro tra i popoli e la cooperazione fra gli stati: oltre che imperativi morali che tutti dovrebbero osservare, sono gli obiettivi generali che si pongono le esposizioni universali e, con particolare enfasi, quella italiana attualmente in corso.

Proprio in occasione di EXPO è stata infatti presentata la “Carta di Milano”: una proposta di accordo mondiale, contenente misure concrete per combattere gli sprechi alimentari, la fame e le contraddizioni presenti nell’economia globale. La “Carta di Milano” è frutto di un ampio dibattito internazionale fra mondo scientifico imprenditoriale ed istituzionale sulle seguenti tematiche:

  • la ricerca di modelli economici e produttivi in grado di generare uno sviluppo sostenibile in ambito economico e sociale,
  • lo studio dei modelli agricoli in grado di produrre una quantità sufficiente di cibo senza danneggiare le risorse idriche e la biodiversità (con uno sguardo approfondito riguardo agli ogm),
  • lo studio delle migliori pratiche tecnologiche atte a ridurre le disuguaglianze e garantire equo accesso al cibo, con particolare riguardo alle grandi città dei paesi in ritardo di sviluppo, che hanno una grandissima densità di popolazione ma che faticano ad accedere alle risorse.
  • il cibo visto non più solo come mera fonte di nutrimento, bensì come identità socio-culturale di un paese o di una regione.

Tutto questo allo scopo di raggiungere i seguenti dieci obiettivi:

  • Diritto al cibo sicuro e nutriente,
  • Contrasto degli sprechi,
  • Difesa del suolo,
  • Lotta al lavoro in nero e minorile,
  • Sostegno del reddito,
  • Tutela della biodiversità,
  • Guerra alle frodi,
  • Investimento nella ricerca,
  • Energia pulita,
  • Promozione dell’educazione alimentare.

L’Organizzazione delle Nazioni Unite ha confermato ufficialmente la propria partecipazione a EXPO Milano 2015, le cui sfide sono rese particolarmente attuali dalla contemporanea scadenza degli “Obiettivi del Millennio” varati dall’ONU. Nel settembre 2000, infatti, è stata firmata all’unanimità da tutti i 193 paesi membri delle Nazioni Unite il programma che prevedeva per il 2015 il raggiungimento dei seguenti obiettivi:

  1. sradicare la povertà estrema e la fame.
  2. rendere universale l’istruzione primaria,
  3. promuovere la parità dei sessi e l’autonomia delle donne,
  4. ridurre la mortalità infantile,
  5. ridurre la mortalità materna,
  6. combattere l’HIV/AIDS, la malaria e altre malattie,
  7. garantire la sostenibilità ambientale,
  8. sviluppare un partenariato mondiale per lo sviluppo.

Si trattava certamente di obiettivi ambiziosi che purtroppo, col senno di poi, possiamo dire non esser stati del tutto realizzati. È innegabile che siano stati fatti grandi passi avanti nella giusta direzione, ma è impossibile esultare di fronte a oltre un miliardo di persone nel mondo che ancora oggi vivono al di sotto della soglia di povertà e sarebbe ridicolo cercare giustificazione nascondendosi dietro la scusa della “crisi economica”.

L’EXPO che si tiene a Milano in questo periodo è sicuramente una grandissima opportunità di dialogo e di confronto su tali tematiche. Proprio prendendo spunto da Expo, in questa rubrica, tratteremo gli studi, i pensieri e i fatti che si spera, magari in un futuro non troppo lontano, potranno portare ad un’economia globale veramente sostenibile per le popolazioni.

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Fulvio Gandini


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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