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Da: Comune di Comacchio

“Da comacchiese è stato bellissimo andare a Roma a parlare del mio territorio, un territorio che grazie a questa esperienza ho scoperto avere strati di storia, cultura ed emozioni che prima non conoscevo”. Ha aperto così l’Assessore alla Cultura Alice Carli l’incontro, rivolto a tutta la cittadinanza e ai partecipanti ai tavoli che hanno contribuito alla realizzazione del dossier di candidatura di Comacchio a Capitale Italiana della Cultura 2018, tenutosi ieri sera (25/01/2017) nella Sala Polivalente di Palazzo Bellini. “Vogliamo condividere con voi l’esperienza dell’audizione presso il Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo che ha avuto luogo il 10 gennaio scorso – ha spiegato l’Assessore – Un colloquio di un’ora e mezza durante il quale con il Sindaco Marco Fabbri, i dirigenti comunali Roberto Cantagalli e Claudio Fedozzi e Alessandra Felletti dell’Ufficio Cultura, abbiamo presentato Comacchio e risposto alle tante domande della Commissione ministeriale”.
Una presentazione, quella della delegazione di Comacchio, che ha destato molta curiosità nei commissari e che è stata impreziosita dall’emozionante video realizzato da Maurizio Cinti per l’occasione e presentato proprio stasera a Palazzo Bellini. “Non si tratta di un video promozionale – ha raccontato il Dirigente alla Cultura Roberto Cantagalli – oltre alle bellezze di Comacchio abbiamo voluto far vedere anche le sue ‘ferite’, perché quello che desideravamo era far capire quanto importante potrebbe essere per questa comunità un riconoscimento come quello di Capitale della Cultura”.
L’occasione di stasera è stata anche utile per ricordare alcune importanti iniziative che coinvolgeranno Comacchio nei prossimi mesi, dall’apertura del Museo Delta Antico prevista per il 25 marzo prossimo, al Consiglio Nazionale di Slow Food Italia che si terrà nella Città lagunare sempre nello stesso weekend, alla raccolta di idee per la realizzazione della Casa delle Arti per la quale tutta la comunità sarà presto chiamata a partecipare.
A concludere l’incontro, infine, il Sindaco Marco Fabbri, convocato a Roma il 31 gennaio per assistere alla proclamazione della Città Capitale Italiana della Cultura 2018 insieme agli altri 9 colleghi Sindaci di Alghero, Aquileia, Ercolano, Erice, Montebelluna, Palermo, Recanati, Settimo Torinese, Trento, e alla presenza del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Dario Franceschini. “Con questa candidatura è di fatto partito un percorso irreversibile – ha spiegato, emozionato, il Primo Cittadino – in questi mesi c’è stato un vero e proprio cambio di passo e abbiamo, soprattutto, acquisito un metodo, che è quello della co-progettazione, di fondamentale importanza per un territorio come il nostro”.
“Noi abbiamo la capacità e la possibilità di fare quel salto di qualità tanto atteso – ha continuato Fabbri – e ciò non dipende certo dall’esito di questa candidatura, dato che quanto descritto nel dossier potrà essere realizzato a prescindere dalla vittoria, ma dipende da noi stessi. Non vi nascondo che la speranza di ricevere una buona notizia il 31 gennaio ci sia, ma intanto Comacchio ha già raccolto i suoi primi frutti, tanto che entrando a far parte della rete Città della Cultura, collaborerà, insieme alle altre Città finaliste di quest’anno, ai progetti di Matera Capitale Europea della Cultura 2019”.

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COMUNE DI COMACCHIO


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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