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da: organizzatori

Inizierà venerdì 3 luglio alle 17 per concludersi sabato 4 luglio alle 24 l’innovativo fuori programma che il Racket Festival proporrà a Palazzo della Racchetta (Via Vaspergolo 4/6). “Effimero Nullo #1 (Confessioni di un artista di merda)”, questo il titolo dell’evento, vedrà protagonisti gli artisti/perfomer Giacomo Marighelli e Lucien Moreau (al secolo Eugenio Squarcia). Visione e ascolto liberi.

Due scatole. Due individui. Due giorni e una notte. Questi gli elementi essenziali dell’opera. O meglio, un evento di carattere performativo che prende il nome di EFFIMERO NULLO, primo baluardo di un movimento artistico privo di movimento: il cosiddetto Movimento Nullo – simboleggiato dal segno “Ø” – che Moreau e Marighelli fondano e affermano, sulla scia di Jodorowsky, Arrabal, Topor e molti altri prima di loro.
Lo spazio sacro è indiscutibile.
Un luogo senza luogo, nel quale i due costruiranno, giorno dopo giorno, l’installazione stessa. Dandole vita. Dormendo in essa. Intervallando e fondendo arte, musica, letteratura, teatro, giochi concettuali, momenti di pura follia, meditazioni zen. Interagendo tra di loro e con il pubblico. O con l’assenza di pubblico. Cambiandosi d’abito e truccandosi, per raggiungere uno stato di coscienza alterato dall’ispirazione. perdendosi per poi ritrovarsi.
Prima, senza nome. Poi, vestiti di un’identità rinnovata. Così facendo, in funzione della narrazione, criticando l’ego dell’artista (e dell’arte stessa), i performer riempiranno gli spazi, i vuoti della sala, in totale insindacabile libertà, lasciando al pubblico una disarmante confessione di semplicità. O un enigma da comprendere.
Durante la durata di tutto l’evento (giorno e notte) il pubblico potrà visitare liberamente l’installazione-spettacolo, osservando lo stato di avanzamento della confessione, a tratti prendendone parte.
Cos’è l’identità? cos’è l’ego? abiti, libri, conti insoluti, oggetti, abitudini, gesti, poesia, psicosi, liste della spesa, filosofia, paure, speranze, follie, sogni, ciò che si mangia, che si beve, che si consuma?
Tutto è arte. Niente è arte. Chi è l’artista? come si rapporta con l’esistenza, con il sistema dominante? qual è la sua intimità? cosa finirà per diventare?
Un’opera totalizzante sulla ricerca di sé, in rapporto al singolo, alla massa, alla comunità globalizzata, alle illusioni e alle standardizzazioni sociali.
Osando. Perché il performer è il vero catalizzatore, la cartina al tornasole delle psicosi e delle virtù del mondo.
Siamo ciò che scegliamo o scegliamo perché siamo ciò che siamo?
Il titolo è tratto dall’omonimo racconto scritto da Philip K. Dick nel 1957, come omaggio a quell’unica occasione in cui il grande scrittore di fantascienza, afflitto da gravi problemi economici, rinunciò alla propria vocazione letteraria per dedicarsi ad un testo “vendibile” e “facile” ma allo stesso tempo del tutto autobiografico.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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