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Da Coldiretti Emilia Romagna

Prorogato ufficialmente al 30 giugno il registro telematico del vino. Il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, ha infatti firmato il decreto che salva dalle sanzioni circa 6.000 cantine italiane che ora hanno più tempo per adeguarsi. Lo comunica Coldiretti Emilia Romagna ricordando che il ministro ha mantenuto la promessa fatta alla maggiore organizzazione agricola europea già al Vinitaly.
Ad oggi infatti – sottolinea Coldiretti Emilia Romagna – sono 17mila gli operatori che si sono registrati su un totale di 23mila attesi a livello nazionale. Il decreto attuale, in scadenza al 30 aprile ed ora prorogato, serve – precisa Coldiretti Emilia Romagna – per accompagnare al meglio i produttori verso il nuovo registro dematerializzato che consentirà un netto taglio della burocrazia. In tema di dematerializzazione dei registri Coldiretti sottolinea la condivisione del progetto e l’importanza di completare il percorso di semplificazione avviato, mediante la messa a regime dei servizi connessi che consentiranno di eliminare le comunicazioni verso la pubblica amministrazione e le strutture di controllo L’allungamento del periodo di accompagnamento dovrà essere impiegato dall’Amministrazione pubblica per far partire in stretta connessione con il registro telematico la possibilità per i produttori di predisporre direttamente on- line il documento di accompagnamento dei prodotti vitivinicoli, denominato MVV, eliminare le comunicazioni o automatizzare l’interscambio con le strutture di controllo dei vini a denominazione d’origine e indicazione geografica, di rivedere le dichiarazioni vitivinicole, di dialogare on line con lo stesso Istituto Centrale Repressione Frodi o altre Amministrazioni per quanto riguarda dichiarazioni preventive di lavorazione e adempimenti connessi con le planimetrie di cantina.
Il settore vitivinicolo dell’Emilia Romagna – ricorda Coldiretti regionale – vede impegnate 22 mila aziende agricole che coltivano 50 mila ettari di vigneto e producono circa 7 milioni di ettolitri di vino per un valore alla produzione di 350 milioni di euro. l’intero comparto da lavoro a livello regionale a 150 mila addetti e contribuisce alle esportazioni per un valore di 280 milioni di euro.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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